Vignettopoli
La “Gallina” internettiana ed altre “buffonerie”
Internet. Quando la tecnologia invade la vita di tutti i giorni, ecco che vengono a cadere, anche, alcuni assiomi con i quali siamo nati e cresciuti. Ed è proprio quello che stiamo scoprendo in questi ultimi mesi. A farne le spese, in questa triste buffoneria di pirandelliana memoria, è il povero pescatore, per il quale la rete – quella vera – è indispensabile per pescare e vivere. Nella nostra era multimediale, stiamo, invece, assistendo ad un nuovo tipo di pesca e alla nascita di un nuovo tipo di pescatore: il marinaio internauta, che non usa né ami, né esche e che non va nemmeno in mare ma che si appropria, comunque, di un termine nautico e naviga nella rete informatica. Questa nuova figura, si aggira nei vari meandri di internet e, proprio come un predatore, si apposta e cerca la sua preda. Solo che come il marinaio internauta si sostituisce alla figura vera, reale e nobile del pescatore così il ruolo del pesce, spetta a noi donne!
Adesso, è vero che noi siamo spesso dipinte, nell’immaginario maschile, come delle creature strane, tanto che se potessero quelli di Quark ci studierebbero a non finire e di prove ne abbiamo parecchie. Non so se vi ricordate tutta una serie di pubblicità, di una nota marca di assorbenti che, ci vedeva “in quei giorni” fare parapendio, lanciarci da elicotteri, scalare montagne, attraversare il mondo, correre più veloce della luce, eguagliare superman per poi metterci a riposo negli altri giorni e andare a fare la spesa, fare le pulizie, cucinare e fare le brave massaie. Però ci sia consentito dire, adesso si sta davvero esagerando. Incuriosite da questa nuova tecnica di pesca / abbordaggio, ci siamo aggirate anche noi nella rete come delle povere prede, spaurite ed atterrite. Ebbene sì, abbiamo accettato di fare la parte del pesce! Abbiamo scelto due tra i social network più conosciuti e frequentati al mondo: FaceBook e MySpace. Ci siamo iscritte ed abbiamo creato i nostri account – parola inglese che possiamo, liberamente, tradurre con: abbiamo scelto le nostre squame e le nostre pinne, tanto siamo pesci, giusto? – ed il gioco è cominciato.
Profili anonimi, normali, nei quali abbiamo detto chi siamo veramente e quindi, per definirci in poche parole, abbiamo scelto quelle che più ci identificano: giornalista e scrittrice. Il secondo passo è stato quello di scegliere una foto, per renderci visibili nell’immensa rete dei social network e per combattere ad armi pari con gli altri pesci. Dopo una rapida occhiata ad alcune foto, davvero provocatorie, di donne – pesce in reggiseno o in ammiccamenti strani, desolate abbiamo constatato che non potevamo concorrere con tali pesci e così, ai nostri tempi si diceva: l’abbiamo buttata sulla simpatia, come foto abbiamo scelto una normalissima, quasi di quelle a mo di tessera che si fanno alla stazione, nella quale tentiamo di sorridere e puntualmente, veniamo malissimo! Infine, per non passare da prede facili, abbiamo messo, come situazione sentimentale: “impegnata in una relazione seria”. Ecco qui, comincia da questo momento la nostra avventura alla ricerca di amicizie nel mare di internet. Nel giro di pochissimo tempo, scopriamo sbalordite, che i nostri profili sono meta di davvero tanti marinai internauti. Il che ci spinge ad una riflessione: possibile che nella vita reale, noi donne, siamo sole e nell’analogia del pescatore e del pesce abbiamo solo l’imbarazzo della scelta?
Mah … misteri dei social network! Cominciamo a dare l’amicizia a chi ce la richiede, tutti uomini. E cominciamo anche a ricevere messaggi nelle nostre bacheche e nella nostra posta elettronica: si va dal banale: “Sei bellissima”, al classico “Complimenti a mamma e papà” oppure all’impegnato: “Noto nel tuo sguardo un velo di tristezza. Cerchi di sorridere eppure si vede che stai soffrendo”… e si che soffro ti sto leggendo! Poi decidiamo di concederci e apriamo la chat – nel paragone ittico, praticamente abbocchiamo all’amo. Il tutto era cominciato come un gioco, ci teniamo a ribadirlo ma da quel momento, il gioco non esiste più e comincia la vera e propria ossessione. Senza nemmeno scambiare le solite quattro chiacchiere, vediamo aprirsi delle finestrelle nelle quali leggiamo cose veramente offensive, come ad esempio: “Ciao ti piace fare sesso orale?”. Certo non sono tutti così i nuovi pescatori, altri sono peggiori: “Mi chiamo Marco, sono di Firenze ho 56 anni e sono disponibile”, altri ancora rasentano l’assurdo: “Dove abiti?” al che noi possiamo rispondere qualsiasi cosa, tanto la conversazione continuerà sempre nello stesso modo: “Ah ci vengo la prossima settimana, che ne dici se ci vediamo a ci scaldiamo un po’ insieme in questa primavera che proprio non vuole arrivare?”.
I giorni passano e le amicizie aumentano. Il tono comincia a diventare sempre più sgradevole. Cominciamo a ricevere esplicite richieste di prestazioni sessuali e, dopo poco, giungiamo all’apoteosi dell’imbecillità e della maleducazione: ci imbattiamo in due figure, un giovane ragazzo, che si spaccia per uomo navigato (restiamo sempre in mare) e che ci illumina sulla professione più antica del mondo, presentandosi come un gigolò ed enumerando le varie doti che caratterizzano la riuscita o meno in questo lavoro. Cominciano a volare dei numeri – mente umana non credeva potessero esistere siffatte dimensioni – e dopo un’ora di autocelebrazione, improvvisamente, arrivano, anche, gli insulti. Qui si spazia da più innocui come “cretina” ad offese forti e pesanti ai propri famigliari, quando ad un certo punto chiediamo il perché di tanta rabbia ci sentiamo rispondere: “Sei proprio idiota, hai un gigolò e non ne approfitti. Che gallina che sei!”. Riflettendo bene ci sembra che qui si stia parodiando la Volpe e l’uva, ma va bene così, ci lasciamo scivolare anche questa cosa. Il secondo è un uomo maturo, di più di sessanta anni con il quale cominciamo una piacevole conversazione sulla cultura e sul valore degli ideali. Poi ci spiazza: “Se avessi qualche anno in meno ti farei mia per tutta la notte e so che non smetteresti più di desiderarmi”. E quando facciamo notare, che siamo felicemente fidanzate, scopriamo, con grandissima sorpresa, che il vivere una tale condizione sentimentale, eccita ancora di più l’immaginario mondo maschile.
Dall’estero, intanto, ci arrivano e-mails di appuntamenti, viaggi culturali, proposte indecenti che farebbero arrossire anche la sempre rimpianta Moana Pozzi. Concludiamo con una riflessione: fanno bene i genitori ad essere preoccupati? Noi, personalmente, crediamo di sì. Senza voler fare di tutta l’erba un fascio, ovviamente, diciamo che dietro ad uno schermo non è, sempre, facile riuscire a capire con chi stiamo parlando. Il gioco è il sale della vita ma, alcune persone si scordano con troppa facilità che un eccesso di sale toglie la vita e la gioia di sorridere.