Vignettopoli
Te channo mannato a quer paese? Sapessi quanta gente che ce sta! Er primo cittadino amico mio, tu dije che te cho mannato io. (Alberto Sordi). La lingua italiana in continuo evolversi: sempre pi spesso ci troviamo di fronte a parole che derivano dalla moderna cultura hi-tech.
Gli inglesismi sono allordine del giorno, entrati, prepotentemente, nel linguaggio comune anche grazie alluso quasi smisurato del web. Ma, non sempre allevoluzione della lingua si accompagna levoluzione delleducazione e del buon gusto di una societ. Oggi, ad esempio non si usa pi spazzino si dice operatore ecologico, non diciamo pi prostituta preferiamo escort, non ci limitiamo pi a un vai a quel paese, come cantava il nostro Albertone, ma utilizziamo un pi incisivo vaffanculo. Giusto o sbagliato che sia, il nostro modo di parlare cambiato: prima, insegnavamo ai nostri figli a non dire le parolacce, per il rischio di essere tacciati per maleducati, oggi, se non le si usano si passa per fuori moda, o, peggio, per bigotti. Come se leducazione e il buon gusto fossero purtroppo concetti trapassati.
La modifica del linguaggio, a seguito di unindubbia elevazione del grado culturale medio, ha portato con s una grave conseguenza nellagire comune: siamo, un po tutti, diventati un tantino permalosi. Cari Lettori, oggi, sempre pi spesso si sente parlare di soggetti, che in modo pi o meno giustificato, ricorrono ai Magistrati per far valere i propri diritti, il proprio onore, perch, in qualche modo, sentono lesa la loro stessa persona, creando, cos, una bagarre di sentenze a dir poco grottesche. Solo qualche anno fa, sarebbe stato sufficiente un semplice scusa. Oggi, anche questo vocabolo, probabilmente per orgoglio, decaduto. Oggi, questo gesto non ha pi lo stesso valore che aveva un tempo, soprattutto, quando dallaltra parte, ci troviamo un individuo non solo permaloso ma intollerante. Se ci capitasse di dire cinese di m. stiamo commettendo un reato. Di contro, se dicessimo italiano di m. bene attenti, per, solo sul suolo nazionale! allora, un potenziale Giudice ci assolverebbe. La Suprema Corte di Cassazione, infatti, con sentenza nr. 11590 del 2010 ritiene che dire a un italiano “italiano di m…” non costituisce reato perch gli italiani sono la stragrande maggioranza e costituiscono la classe dirigente del Paese ( meglio scriverlo con la maiuscola, onde incappare nel reato di vilipendio) quindi la definizione di m. non d luogo a pregiudizio di inferiorit.
Il termine italiano usato insieme a una parola ingiuriosa pu essere letto come individuazione di una persona singola nei cui confronti si ha disistima, piuttosto che come riferimento a unidentit etnica in quanto facente parte di una comunit nazionale, quella italiana, che proprio nel nostro Paese non pu essere correlata a una situazione di inferiorit o suscettibile a essere discriminata. Se dovesse capitarvi di dare del gay a qualcuno attenzione, potreste commettere un reato quando, sempre secondo la Cassazione, il contesto della sua utilizzazione esprime riprovazione per le tendenze omosessuali ed un inequivoco intento denigratorio.
Invece, se litigate con qualcuno dategli tranquillamente del disonesto ma che non vi venga in mente di fargli la linguaccia: la Cassazione ritiene la linguaccia uningiuria idonea ad incidere sul decoro e sullonore della vittima. Dare del disonesto, invece, poco male perch la taccia di disonest non assoluta e perentoria, bens legata alla violazione di determinati impegni assunti. Noi tutti, probabilmente preferiremmo una linguaccia piuttosto che un sei un disonesto, ma la Cassazione la pensa diversamente. Molta attenzione, invece, va posta nelluso del VAFFANCULO! Alle volte potrebbe costituire reato penale, alle volte no. Quindi, farne uso con la massima parsimonia. Il cantante Marco Masini cre un piccolo caso quando nel 1993 cantava una canzone dal titolo Vaffanculo. Vi era imbarazzo generale nel trasmettere il brano via radio o via etere anche perch il testo della canzone e il coro del ritornello era un continuo rinvio al vaffa. Oggi, invece, neanche a molti anni di distanza limbarazzante vaffa degli anni 90 non altro che una di quelle parole o frasi che pur rappresentative di concetti osceni o a carattere sessuale sono diventate di uso comune ed hanno perduto il loro carattere offensivo prendendo posto nel linguaggio corrente di altre aventi significato diverso che vengono sempre meno utilizzate.
Cos con sentenza nr. 27966 del 2007 la Quinta Sezione Penale della Suprema Corte di Cassazione addiceva come motivazione della sentenza stessa che lespressione vaffanculo non pi offensiva, in quanto fa ora parte del linguaggio comune. Cos la Cassazione ha assolto dallaccusa di ingiuria un Consigliere Comunale di Giulianova che, durante una seduta del Consiglio, si era rivolto al Vicesindaco con un colorito vaffa.
In realt, luso troppo frequente, quasi inflazionato delle suddette parole secondo la Suprema Corte, ha modificato in senso connotativo la loro carica: il che ha determinato o determina certamente un impoverimento del linguaggio e delleducazione non potendo, per altro, negarsi che in numerosi casi, limpiego delle medesime non superi pi la soglia dellilliceit penale.
Lart. 594 del Codice penale punisce lingiuria, ovvero le offese dellonore, inteso come valore sociale e reputazione e il decoro, ovvero le doti intellettuali e fisiche di una persona. Dunque, contrariamente a quanto si detto e scritto, non vero che la Corte di Cassazione con la sentenza del 1997 ha legalizzato il vaffa. Nel caso specifico la parola incriminata fu pronunciata da un consigliere nei confronti di un altro.una frasenon del tutto qualunquistica, ossia priva di serio esame e di consapevole critica, con riguardo al presente: ne consegue che la condotta verbale dellimputato rappresent una maleducata e volgare manifestazione di insofferenza, ma non fu tale da offendere lonore e il decoro dellinterlocutore ai sensi dellart. 594 del Codice Penale.
La Corte di Cassazione, ha semplicemente valutato lepisodio specifico alla luce della legge, cio secondo il dettato dellart. 594 del Codice Penale, non generalizzando certo le sue decisioni a tutti i casi in cui il vaffa utilizzato: dunque, non tutti i vaffanculo sono uguali davanti alla legge. Con sentenza 15350 del 21 aprile 2010 la Quinta Sezione Penale della Corte di Cassazione condanna ex articolo 594 del Codice Penale il socio che ha mandato a cagare quellaltro nel corso di una delicata conversazione aziendale. Allora il va a cagare pi lesivo del vaffa? Assolutamente no, nel caso specifico, infatti, Vittorio un socio aveva chiesto chiarimenti su una questione lavorativa. Giuseppe laltro socio di tutta risposta lo aveva sonoramente mandato a cagare. Il Giudice di Pace competente, in primo grado, lo condanna. Vittorio, non contento, ricorre in Cassazione. La Corte convalida la precedente sentenza perch lespressione proferita, brutalmente volgare, zittiva linterlocutore, ridicolizzandolo e troncando perentoriamente ogni discussione. Lo scurrile e crudo frasario, ampiamente esulante dalla mera insofferenza e fastidio attingeva linterlocutore con virulenza demolitoria, vulneralizzandone il senso di dignit e di rispetto, che accompagna la persona nella sua dimensione individuale e sociale.
Il problema, per, secondo noi, va ben oltre le sentenze della Corte di Cassazione, che ne divengono lo specchio. La questione di ordine sociale: stiamo diventando sempre pi intolleranti verso il prossimo, troppo ripiegati su noi stessi, quasi incattiviti dalla vita, dalla societ in cui viviamo, che ci rende ciechi di fronte alle esigenze altrui. Dimentichiamo, troppo spesso, che siamo parte di un complesso pi ampio, dove ognuno ha dei diritti e dei doveri: nessuna Corte sancir mai il tutto mi dovuto. Ci siamo incattiviti, forse, a causa di quellinsoddisfazione che si manifesta in diversi modi rendendoci persino, inconsapevolmente, ridicoli. Nella migliore delle ipotesi trasciniamo amici, parenti, vicini o soci davanti al giudice. Nella peggiore dichiariamo guerre, giustificate solo dallinsaziabile sete di potere, senza neppure preoccuparci un attimo delle vite che questi conflitti continuano a mietere. Per alcuni una semplice e naturale risposta al fatto che sul pianeta siamo in troppi, quindi una sorta di selezione naturale darwiniana perversa e contorta. Per altri, la diretta conseguenza della perdita di quei valori civili che, comunque, ci hanno portato fino ai nostri giorni, elevandoci al di sopra degli altri esseri viventi: in parole povere a renderci superiori agli animali. Probabilmente, nel nostro attuale mondo moderno, invece sempre pi vera lespressione che le bestie sono meglio degli uomini e anche le sentenze della Cassazione sembrano dimostrarlo.