Editoriale
Che sia Ulivo Quercia o Abete, basta che funzioni!
Strano Paese il nostro! Ci trastulliamo con il gossip a tutto tondo, sappiamo con precisione di fatti e misfatti del nostro Premier e ce ne lamentiamo, lo vorremmo bandire dai nostro occhi ma poi, quando si ricomincia a parlare in chiaro, ecco che ci perdiamo nei misteri del giardino di un Eden fatto di… parole. Eppure gli italiani non ce la fanno più. La nostra politica sfianca, avvilisce, disinnamora chiunque, ma tiene banco.
Che sia questo un modo per non sentirsi esclusi da quelli che sono i cattivi comportamenti di chi dovrebbe fare il nostro “bene” ma ci disattende sempre? I cattivi comportamenti sono diventati anche i nostri? Siamo scivolati tutti in un vortice che ci impedisce di guardare ai nostri bisogni, perché troppo presi a criticare i comportamenti degli altri? Eppure un uomo ha cominciato a parlare in chiaro, sta provando a mostrare qualcosa di concreto. Niente. Le critiche ci sono sempre e questa volta poi, a causa di un “albero”. E’ pur vero che siamo tutti stanchi di un Paese bloccato, che non tutela i nostri figli, che non si preoccupa di salvaguardare i nostri diritti, che non ci fa guardare al futuro e ci impedisce di crearlo, portandoci a non fidarci più di nessuno. E’ più facile criticare gli alberi di questo o quel giardino, solo per il gusto di dire il nostro parere: tanto in cuor nostro siamo già sconfitti: non cambia niente.
Possiamo dire che sia arrivato il nuovo uomo della provvidenza, come qualcuno prima di lui fece sventolando il suo sogno illusorio? Assolutamente no! Gli italiani sono stufi anche di queste figure pompose che da un giorno all’altro saltano sul carro dei vincitori, elargiscono slogan e pochi fatti. Cosa sta succedendo allora? Sembra che sia più facile buttarsi a capofitto nel gioco del lotto nella speranza di cambiare la propria vita e così facendo, dimentichiamo di soffermarci su ciò che sta accadendo, di scremare le chiacchiere dalle “parole”. Non sappiamo più riconoscere chi spara iperbole da chi invece non lo fa. Cosa stiamo diventando ? , o cosa ci stanno facendo diventare? Qui non c’è più il burattinaio che muoveva i fili di tutte le marionette per fare lo spettacolino della sera, di ogni sera, ma ahimè!! Ce ne sono troppi. Ognuno di loro tende ad appropriarsi dei fili di tutti per mettere su la peggior commedia d’avanspettacolo con l’intento di firmarne la regia. Se prima infastidiva il fatto che si puntava solo su Berlusconi come fosse il nemico numero uno, oggi la cosa sembra non tangerci più.
E’ pur vero che gli italiani lamentano poca concretezza da parte di chi, anziché continuare a sparare alto, dovrebbe puntare il mirino sui veri problemi. Oggi, il vero problema c’è, al di là di tutte le escort che si possano annoverare: non sappiamo più ascoltare. O si suona la grancassa, si promettono grandi cose e si rompono le uova nel paniere a brutto muso verso chi non la pensa come noi, o nessuno più ti ascolta, ti capisce. Forse, Pier Luigi Bersani, avrebbe dovuto usare un linguaggio più appropriato alla realtà del momento da noi vissuto: becero, irrispettoso del popolo italiano, circondarsi di qualche escort en passant a cornice per affermare la sua idea di cambiamento, invece, ha parlato con la serietà che lo contraddistingue, dei problemi veri del Paese, quelli che ci stanno stringendo in una morsa e che, se non corriamo ai ripari, ci catapulteranno in un autunno caldo. Se questo è un politico da non ascoltare… ma per la società urlante è fuori tempo, fuori tema, fuori corso! E’ l’unico che ha espresso in chiaro il suo pensiero ma non c’è più tempo nemmeno per prendersi la briga di leggere oltre la parola “ulivo” o “berlusconismo”, vogliamo ristabilire un ordine democratico dove regole, senso civico e solidarietà ci rendano una società più vera e attenta ai bisogni della gente ma non lo vogliono ascoltare, perché non sappiamo più ascoltare nessuno.
Tutti vogliamo avere voce in capitolo, anche quando bisognerebbe cominciare a fare silenzio. Oggi, siamo pronti per la “non” rivoluzione, tanto, niente cambia. Ma stiamo cambiando inevitabilmente “noi” che non sappiamo più riconoscere l’assurdo in cui abbiamo eretto la nostra dimora fatta di carte di credito scadute e che al primo alito di vento ci seppelliranno sotto una valanga di problemi nuovi. Il parlare delle persone per bene, è obsoleto. I consensi all’albero, arrivano da chi, scontatamente si attendevano: piccole coalizione, in odor di scomparsa con il loro burattinaio in attesa di poter muovere quei fili, che da tempo anelano. Ma è un problema minore. Il problema maggiore siamo sempre noi, gli italiani. Non sappiamo più riconoscere chi rema contro di noi e chi invece vorrebbe farlo con noi. In queste condizioni, l’unico svago è entrare in un social network qualsiasi, meglio se Facebook, e pontificare contro tutti. La nostra voce scritta non è una voce “critica” ma qualcuno la leggerà. E ci trastulliamo dalla sera alla mattina con il rischio di invecchiare davanti ad un monitor che ha sostituito il nostro pensiero, facendoci ammaliare dal primo post sul quale sputare sentenze, l’importante è partecipare.
Ma se il nemico per tutti è uno solo, perché l’attivismo che mettiamo nel partecipare alle stupidate giornaliere, non lo mettiamo per tutelare i nostri diritti? …e se proprio quelli ci stanno stretti, preoccupiamoci di quelli dei nostri figli. Di dar loro qualcosa di concreto su cui ricominciare a sognare per davvero. I burattinai lo sanno che il monitor finirà con l’addormentarci tutti, tranne che sui fatti di ordinaria stupidità…Un progetto nuovo ha mostrato il suo timido incedere per sconfiggere il male oscuro del Paese, che non è Berlusconi, seppur sia ormai additato come tale, ma siamo noi, che continuiamo a rafforzarlo non permettendo ad altri di aprire nuove strade. Ci attacchiamo a un albero, dimenticando che quelli che ci circondano non hanno più fronde nemmeno per riparaci e, in questa desolazione, perdiamo di vista il problema principale, il cambiamento che non c’è, come non c’è più tempo per fare retorica ma è venuta l’ora di rimboccarsi le maniche, darsi da fare, dare una mano a chi veramente ha voglia di lavorare… ma forse, e dico forse, noi italiani di lavorare abbiamo sempre avuto poca voglia e vedere chi si muove, ci fa sudare ma… lavoriamo lo stesso. L’occasione è stata offerta da un “Bersani” con rinnovata fiducia, che ricominciando a parlare, non il politichese ma l’italiano, non porterà oro incenso e mirra ma, se è la svolta che cerchiamo…beh… “basta che funzioni!” …da qualche parte si dovrà pur andare.