Vignettopoli
L’ossessione positiva
In psicologia si definisce con il termine “ossessione” un comportamento o pensiero persistente e ripetitivo che si traduce in pensiero o azione, costringendo chi ne soffre a inseguire comportamenti simili a rituali dai quali sembra impossibile liberarsi. Questo tipo di ossessione è certamente patologica, genera sofferenza nell’individuo e interferisce con il suo adattamento psicosociale.
L’ossessione “positiva”, di cui intendo parlare in questa sede, è al contrario un’opportunità di crescita e rinnovamento dell’Io. Implica uno stato di preoccupazione creativa diretto verso qualcosa. Un chiodo fisso che non si riesce a scacciare e che richiede una scarica. Un sentimento di frustrazione ed euforia al tempo stesso domina la scena dell’Io, per cui il soggetto sente che deve rispondere a questa chiamata e buttarsi a capofitto nella realizzazione di un progetto di qualsiasi genere. L’ossessione produttiva così concepita, è un antidoto alla noia e all’apatia. Anche la rivista Psychology Today si è interessata all’argomento, rilevando l’impatto fondamentale sull’autostima che produce l’essere immersi in un’attività appassionante e creativa.
Spesso chi soffre di depressione, non è capace di investire il proprio tempo in modo produttivo. La pigrizia, la noia, e il rimpianto sono emozioni negative che prendono il sopravvento in queste persone, e limitano le risorse dell’Io e ostacolano la formazione di strategie di coping adeguate. Un modo per non disperdere le energie è provare per un mese a dedicarsi a un’ossessione produttiva. Un progetto, un’idea anche se apparentemente futile, seguita giorno dopo giorno con costanza e determinazione porta sempre dei risultati, a volte sorprendenti. L’ossessione produttiva genera una serie di stati mentali: euforia quando le cose vanno bene, irritazione se un intoppo blocca l’energia creativa, stanchezza che sopraggiunge dopo ore di lavoro mentale. Questo tipo di ossessione si nutre di passione, curiosità e sete di riuscita, può perdere i suoi benefici sull’autostima quando l’individuo non riesce più a far coincidere i ritmi della sua vita quotidiana con quelli della sua nuova ragione di vita. Se stiamo progettando delle casette per gli uccelli con un materiale riciclabile, e dedichiamo al progetto otto ore della nostra giornata, va bene a patto che non ci scordiamo di mangiare!
Quando la mente si rifugia nella paura, nella pigrizia e nella solitudine, è come se i processi cognitivi fossero intorpiditi, in pratica rallentati così anche la creatività si spegne e la vita della persona diventa un flusso che si trascina giorno dopo giorno, sempre uguale a se stesso. Un altro meccanismo di difesa che ostacola il processo cognitivo è l’uso della fantasia, fantasticare, sognare a occhi aperti, rifugiarsi in modo schizoide in una realtà che non esiste. La passione e la costanza sono le chiavi per trasformare un’ossessione effimera in qualcosa di produttivo e stimolante per l’autostima. Senza la caparbietà e la determinazione, è impossibile operare questo passaggio, occorre dedicarsi alla propria ossessione creativa giorno dopo giorno senza cedimenti.
Stephen King, scrittore americano conosciuto in tutto il mondo come la penna più geniale del genere horror-Thriller, ha dichiarato di scrivere 362 giorni all’anno, riposando solo nei giorni del 4 luglio, a Natale e per il compleanno. Pablo Picasso, pittore e scultore spagnolo di fama mondiale, si avvicinò all’ossessione per il disegno all’età di tre anni e non smise mai, a tredici realizzò la sua prima mostra a Barcellona, e già a quell’età così acerba, grazie alla sua determinazione e uno straordinario talento dipinse “Il ritratto di zia Pepa”, il primo dei suoi tanti capolavori.
Durante il viaggio dell’ossessione produttiva, la spinta motivazionale può trasformare un individuo spento e apatico in una persona vitale, creativa, dominata dal desiderio di dare una svolta alla propria esistenza. Essenziale per coltivare un’ossessione positiva/produttiva è lasciarsi andare, abbandonare i rigidi stereotipi mentali attraverso i quali costruiamo certezze consolidate nel tempo, ma obsolete e deleterie per il nostro cervello, il quale ha bisogno di strade sempre nuove da percorrere, input creativi che possono nascere anche da un interesse banale, e trasformarsi in un’ attività”redditizia” per l’anima.
Dr.ssa Nerina Elena Zarabara (nezredazione@gmail.com)