Editoriale
Se potessi avere 1000 lire al mese…
“In merito alle dichiarazioni rilasciate dal Commissario europeo Mario Monti, l’Adoc prende posizione, giudicando inutile oggi condannare le speculazioni sull’euro, quando né le istituzioni italiane, né quelle europee hanno saputo salvaguardare il potere d’acquisto delle famiglie. Non ha senso alimentare ulteriori polemiche, commenta il Presidente dell’Adoc Carlo Pileri.
Grecia e Spagna vivono situazioni simili alla nostra, mentre in Germania e Francia la gravità dell’impatto dell’euro sui redditi si è avvertita meno, solo perché gli stipendi medi in questi paesi sono maggiori rispetto all’Italia.” (2004).
Nel sito dell’ADOC (http://www.adoc.org/index/it/home/associazione-consumatori.html) due anni dopo dalla nascita della moneta che univa i Paesi della Comunità Europea si scriveva già della difficoltà per le famiglie di gestire il grande inganno perpetrato inconsapevolmente da una politica economica che tendeva alla rinascita sotto l’Euro. Sul palcoscenico finanziario italiano, il debutto dell’euro c’è stato nel 1999, la sua circolazione effettiva nei dodici paesi membri dell’UE, è avvenuta il primo gennaio del 2002.
“L’ideale sarebbe riportare, tutto ciò che si è aumentato al raddoppio in euro e dimezzarlo, questo pareggerebbe il conto…” sostiene Paolo di Latina, uno dei tanti cittadini che si è sentito penalizzato dal rincaro selvaggio dei prezzi con l’entrata dell’euro, e conclude secco “tutto hanno raddoppiato, tranne lo stipendio.“
I prezzi su qualsiasi merce erano da controllare” dice una signora di Merano, continuando “invece, cosa è stato fatto? Hanno messo Euro tot sui cartellini del prezzo e lo stesso ammontare in Lire”.
Come vedete, sono sempre queste le rivendicazioni che il cittadino da ogni parte d’Italia lamenta. La verità è che si è dato, involontariamente il beneplacito a chi, per pigrizia o ignoranza nei confronti di una moneta che ti obbligava a contare anche i centesimi al cambio, che si è preferito andare avanti al raddoppio, per evitare di affermare che l’euro procurava qualche problema a noi italiani. Se sbirciamo cosa succede nelle altre nazioni che hanno aderito all’euro, il problema che a noi viviamo, per loro non esiste. Questi paesi membri, convivevano già con le monetine.
L’euro ha significato, alla sua uscita, l’Eldorado per tutti quelli che hanno raddoppiato le merci, non solo di prima necessità, poi, quando i soldi sono finiti, il problema si è rivelato in tutta la sua drammaticità.
Quali sono le colpe dell’Euro, ci chiediamo? Nessuna. La colpa, se di questa vogliamo parlare, è di chi ha raddoppiato, di chi non ha controllato per tempo ed ha lasciato che la situazione sfuggisse di mano. Oggi, l’euro che per l’idea di partenza ha favorito una più facile circolazione del denaro negli stati membri della Comunità Europea, non ha dato agli italiani la possibilità di vivere positivamente questo cambiamento, perché a differenza degli altri stati che ne fanno parte, è il paese che percepisce gli stipendi più bassi, ed è il più tassato d’Europa.
Oggi, come ieri, si chiede al cittadino di risparmiare, di rimboccarsi le maniche, parlano di anno duro, ma dal quale pare si stia uscendo; allora ci chiediamo incuriositi quali siano le categorie che si sentono di sostenere questa bella notizia?
Non sono certo i parlamentari a preoccuparsi con i loro 14.000 euro il mese, e tantomeno i VIP e “categorie protette” di calcio o televisione, o i grossi industriali, che considerando troppo cara la manodopera nel nostro paese, si sono trasferiti in Cina e in altri paesi dove le regole sono più elastiche, ma sono le persone dell’Italia reale, le stesse che votano i loro candidati nella speranza che si preoccupino di fare i loro interessi. Non ci sentiamo di affermare che non lo facciano, però succede sempre quando incombe una crisi che nasce per motivi così distanti dagli italiani, che di palazzi, veline e balletti rossi e verdi non gliene può fregare di meno, per poi glissare il problema, sino alla prossima “spaccatura” di…
Le ultime notizie dei parlamentari in odor di poltrona, ed anche di chi la stessa non la vuole proprio lasciare, è la lotta al precariato. Un argomento importante sul quale si dovrebbe intervenire urgentemente senza troppe chiacchiere, se ne parla, e sempre se né parlerà.
La gente si comincia a chiedere, tra una querelle e l’altra, della classe politica che ci governa e di quella all’opposizione, se veramente chi ha eletto desideri il bene degli italiani, o se sia più propensi a pensare ai propri. Sulla scia di questa perplessità e delle tante domande che restano sempre inevase, proprio perché alle parole non sopraggiungono quasi mai i fatti, ci chiediamo, se esistano ancora uomini, come nel passato, che mossi da veri ideali, decidevano di stravolgere l’assetto politico, pur di riuscire a portare una vittoria alla gente che aveva creduto in loro.
Solo chi deciderà di raddoppiare gli stipendi messi al palo nel 2002 da una giovane moneta dalle belle speranze, governerà questo Paese con la maggioranza assoluta, ma non ci sarà mai chi lo farà.
Eppure, per ristabilire il contatto con il “popolo”, quello di cui troppi si riempiono la bocca, sarebbe quello di ridare dignità alle troppe famiglie che la stanno perdendo e che come uomini, si stanno trasformando in “indifferenti” e non solo della politica, ma anche della vita stessa.
E’ solo di qualche settimana fa, la notizia della donna che con un pugno ha abbandonato tragicamente questa vita e il giorno del suo compleanno. La stampa si è sollevata contro chi, pur assistendo alla scena, nel momento in cui la donna aveva bisogno di aiuto, era stata lasciata morire sul marciapiede, e se non fosse stato per un signore che l’ha soccorsa… chissà quanto tempo sarebbe rimasta lì. Ma nessuno va oltre la notizia, ci s’inorridisce, si scrivono tante belle pagine, ci riempiamo, sempre la bocca di belle parole, ma al dunque, nessuno vede quello che si dovrebbe. Un malessere generale, che rende la gente indifferente, che si sente impotente e ha paura, quando si trova ad assistere a episodi di ordinaria disperazione. Ma ciò che riceviamo come risposta dai tanti tabloid, è che tutti si sarebbero catapultati a soccorrere la poverina, e tutti, avrebbero bloccato l’uomo, evitando il disastro… eppure, pare che questa povera donna, deceduta nel giorno del suo compleanno, sia rimasta almeno quaranta minuti in agonia. Potevano salvarla, si dice. Si dicono tante cose, ma la realtà è anche quella del tassista, che per aver investito un cane, è stato aggredito in modo bestiale, in un quartiere come ce ne sono tanti e da un gruppetto di giovani, senza che nessuno intervenisse a placare la rissa. E’ deceduto.
E così, le tragedie si sommano alle tragedie. Per i tanti esperti, che pare si siano moltiplicati, come i pani e i pesci di religiosa memoria per la vicenda di Sarah Scazzi e fanno vasca televisiva insieme a conduttori investigatori dell’ultima ora, giornalisti del video d’assalto che portano le loro dirette allo stremo pur di catturare lo scoop, e per tutti quelli che, salgono sul palcoscenico dell’opinione mediatica, per loro il problema pare sia riconducibile a un grande e inutile bla bla bla. Ma il problema esiste e si sta diffondendo.
Non c’è peggior cosa del pensare che questi episodi drammatici tocchino sempre qualun altro, che non debbano arrivare mai alla bella porta di casa nostra. Pensiamo al quartiere, alla periferia come ai luoghi dove si generano disastri, ma seppur lontani da Parioli, Vomero, o Monte Napoleone, la gente che vi abita, si muove, vive la città con il suo malessere, e va ovunque, per lavoro, o per cercarlo inutilmente…
C’è una nuova generazione che non sopporta più nulla, che risponde in modo aggressivo, arrogante, come se la legge non la toccasse nemmeno. Una generazione figlia di un’altra che vede sempre più sacrifici e stenta a comprendere del come mai ha lavorato tutta una vita e forse, dovrà cominciare a preoccuparsi della sua pensione- che già di per sé è triste- perché se vanno avanti così le cose, nessuno gliela potrà più pagare. E cosa vogliamo dire della generazione che ha realizzato il ricambio? Gli anni passano, lentamente se ne stanno andando, ma anche loro stanno assistendo a questo triste spettacolo che include i loro figli e i loro nipoti.
Se la nostra Costituzione cita con l’articolo 1 che l’Italia è un Repubblica fondata sul lavoro, sarebbe meglio chiedersi cosa intendeva chi stese queste parole, nero su bianco, come punto di riferimento di un’Italia che appartiene a tutti. Se i nostri nonni dicevano che “il lavoro nobilita l’uomo”, forse, sarebbe meglio ascoltarli, o troppe volte ci ritroveranno ancora a disquisire sui comportamenti che la nostra società moderna: il prossimo omicidio, un’ennesima aggressione urbana. La gente, non vuole essere assistita, ma dignità, lavoro, non contratti capestro che offendono le persone, o i tre euro all’ora che spesso i call center propongono. Ma la Cina?? Siamo sicuri che sia così lontana? Forse i politici attendono, nella speranza che Tizio Caio o Sempronio, si dimettano, che la Manna dal cielo cada, sulle nostre teste, copiosa, producendo l’effetto “miracolo” e, nell’attesa che questo accada, distraiamoci con il nuovo Superenalotto o la Lotteria di Natale, tutto serve per evitarci di pensare a chi dovrebbe fare e non fa.