Vignettopoli
ECCO PERCHE’ STO CON ASSANGE
Circola una vignetta di Vauro. La moglie riferisce al marito l’ultima rivelazione di Wikileaks. Il marito non si scompone e le fa “Appena scoprono l’acqua calda butta giù la pasta”. Favolosa. Tutti ci siamo detti che i cablogrammi sui festini selvaggi di Berlusconi e sulla corruzione di Karzai non erano scoop sensazionali.
E invece avremmo voluto sapere come sono andate veramente tante vicende che hanno roso come tarme la storia dell’Italia e del mondo, ma Wikileaks non ce le ha raccontate. Le Torri Gemelle. Le stragi. Moro. Buio. E invece Wikileaks ha reso ufficiale che Berlusconi dorme durante gli incontri ufficiali perché la notte si dà ai bagordi. Ma è sbagliato limitarsi a queste considerazioni. Del mondo e dell’Italia non sappiamo niente di più di quello che sapevamo già, ma quello di Assange è comunque un grandioso atto di accusa. Lo stesso degli Indiani d’America che ascoltavano le parole di pace dei visi pallidi e non se le bevevano: l’uomo bianco parla con lingua biforcuta. Loro no. Usavano belle parole, gli indiani, parlavano di fiumi scintillanti, di cieli tersi, di sconfinate praterie. Ed erano capaci di parlare per ore, loro che delle parole avevano rispetto. Per loro le parola erano magia, avevano un potere diverso e superiore rispetto a quello di comunicare. Sapevano che erano lo strumento per plasmare il mondo, potevano distruggerlo o renderlo migliore. Perciò andavano usate bene, dovevano rimanere attaccate alle cose, non doveva prendere la via della menzogna. Anche per noi un tempo era così. Il rimprovero di Socrate a Critone. “La coerenza non è non cambiare mai idea. E’ dire sempre quello che si pensa e fare sempre quello che si dice”. Solo così le parole sono radicate nelle cose, crescono e fioriscono. Se le stacchi dalle cose inaridiscono. E la parola da magia diventa fregatura. Come il coniglio che esce dal cilindro del prestigiatore, il trucco c’è, ma non si vede. E qui sta il valore dell’impresa di Assange. Ha rubato il cilindro del prestigiatore e l’ha mostrato al mondo. Ecco, vedete? Questo è il doppio fondo, e nel doppio fondo c’è …….. C’è quello che sapevamo, ma è grandioso ridere dei cerimoniali diplomatici e delle foto di gruppo alle assise internazionali. Adesso quelle foto hanno le nuvolette con i pensierini. Perciò sto con Assange, che vuole restituire dignità alle parole, che richiama il mondo alla verità. Che non è assoluta, lo sappiamo bene, ognuno ha la sua verità e quella di Obama è diversa da quella della Merkel. Ma proprio perché la verità assoluta non esiste dobbiamo onorare e perseguire l’onestà del punto di vista. E non parlare con lingua biforcuta.