Busker Festival
LA FABBRICA DEI CLOWN
Com’è nata la vostra passione per un lavoro, così fuori delle righe?-
– Ci siamo incontrati in una scuola di arti circensi a Milano, però proveniamo da esperienze diverse…mimo, danza, recitazione. – risponde Stefania Carruffino che prima dell’esperienza nella Fabbrica dei Clown, ha fatto danza e scuola di teatro.
La collega Angela Pascalino, ci racconta invece il suo percorso di formazione artistica.
– Sei anni fa, il primo laboratorio che ho frequentato è stato uno di quelli realizzati dal Grande clown americano J. Edwards che ha esportato la sua importante esperienza artistica al Teatro Ciak di Milano. Grazie a lui ho avuto la fulminazione per il lavoro di clown. –
– Quali sensazioni ricordi di questo grande incontro?-
– Ho provato una sensazione di follia e libertà e guardandolo, mi sono detta, voglio fare quello che fa Lui!-
– Quali attitudini psicologiche deve possedere chi volesse intraprendere questa professione?-
– Bisogna partire dalla tecnica, quindi cercare una buona scuola, ma ci vuole anche tanta pazzia e voglia di giocare.-
– Che cosa pensa di comunicare un clown a chi lo sta osservando?-
– Io che faccio il clown, quando guardo un clown penso alla libertà del gioco…-
interviene Stefania Carruffino – significa giocare e andare oltre, al di là di come stanno le cose, fare in modo che le stesse, diventino un’altra cosa e un’altra cosa ancora…-
– Un lavoro psicologico su voi stessi e sulle persone che vi guardano?-
– Certo – continua Stefania – abbiamo giocato molto e imparato molto dai bambini, giocando con loro e cercando di capire, come comunicare nel modo migliore possibile il nostro entusiasmo di stare giocando con e per il nostro pubblico.-
Interviene Angela – Noi speriamo appunto di comunicare la nostra gioia ed entusiasmo, affinché la gioia di stare lì arrivi anche dall’altra parte. L’energia e la voglia di giocare, io dico sempre la frase di Junko “se sorride uno ho fatto bene il mio lavoro, perché è tutta energia che ti ritorna.”-
– Questo mi fa pensare alla terapia del sorriso di Patch Adams…-
– Infatti, – sorride Stefania – Patch Adams è un vero clown, ancor prima di essere un medico, avendo intuito che tutti hanno bisogno di sorridere.-
– Avete partecipato alle edizioni precedenti del Buskers Festival di Ferrara?”
– Si, questa è la seconda volta!!- rispondono in coro e subito s’inserisce nella conversazione, a modo suo, il mimo della spiritosa compagnia, Eugenio Ridini, quello che sappiamo di lui ci viene comunicato dalle ragazze clown.
– Ha studiato con Marcel Marceau!!…-
– Dopo il Buskers Festival che cosa vi aspetta?-
– Siamo a Trieste, ospiti per tre giorni di un altro festival di artisti di strada…-
– Ricorre un tema nelle vostre esibizioni, oppure preferite improvvisare?-
– Ci sono vari temi che ogni volta facciamo in modo diverso, secondo chi abbiamo davanti, è, infatti, l’interazione con il pubblico che dà il tono alla serata!-