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Garlasco: oltre ogni ragionevole dubbio?
“Il principio dell’oltre ogni ragionevole dubbio, come affermato dalla giurisprudenza di legittimità, rappresenta il limite alla libertà di convincimento del giudice, apprestato dall’ordinamento per evitare che l’esito del processo sia rimesso ad apprezzamenti discrezionali, soggettivi e confinanti con l’arbitrio: si tratta di un principio che permea l’intero ordinamento processuale e che trova saliente espressione nelle garanzie fondamentali inerenti al processo penale quali la presunzione d’innocenza dell’imputato, l’onere della prova a carico dell’accusa, l’enunciazione del principio in dubbio pro reo e l’obbligo di motivazione e giustificazione razionale della decisione a norma degli artt. 111 c. 6 Cost. e 192 c. 1 c.p.p. (Cass. pen. sez. I 14 maggio 2004).
Il principio de quo, dopo il fondamentale sigillo attribuito dalle Sezioni Unite nelle sentenze Franzese e Andreotti, dopo le diverse pronunce della Sez. I della Corte di Cassazione (con le quali si è evidenziata la necessità di rispettarlo in materia di valutazione della prova indiziaria) ha finalmente ricevuto esplicito riconoscimento normativo all’art. 533 c.p.p., così come modificato dalla l. n. 46/2006 (c.d. legge Pecorella), che, nella sua nuova formulazione, recita testualmente al comma 1: “Il giudice pronuncia sentenza di condanna se l’imputato risulta colpevole del reato contestatogli al di là di ogni ragionevole dubbio””.da http://www.filodiritto.com/index.php?azione=visualizza&iddoc=1564
“E’ un delitto di cui non palerò …” queste le parole rilasciate ad un giornalista dal giallista Carlo Lucarelli sulla vicenda di Garlasco. All’indomani della tragedia che ha visto Chiara Poggi vittima, nella sua casa di Vigevano. Noi, preferisco parlarne e non con l’intento di dare colpe o assicurare un colpevole alla giustizia ma solo per riflettere su uno scenario che i più consideravano una passeggiata per assicurare il colpevole alla giustizia. Così non è stato. Almeno per il momento.
E’ morta in modo atroce una giovane donna, che aveva tutti quei requisiti che piacciono tanto ai genitori di tutto il mondo: brava, bella, dedita allo studio e fidanzata. Una vita trasparente e specchiata. Unico imputato del delitto, il fidanzato, Alberto Stasi, assolto nel processo di primo grado dall’accusa di esserne l’autore. Ci sono volute oltre 5 ore di Camera di consiglio per arrivare in quel di Vigevano, all’assoluzione piena, avvenuta con rito abbreviato, con riferimento all’articolo 530, secondo comma del Codice di Procedura Penale e stabilisce che «quando manca, è insufficiente o è contraddittoria la prova, deve essere emessa sentenza di assoluzione.”
Il Gip, dottor Stefano Vitelli ha ritenuto Alberto Stasi non colpevole per la morte di Chiara Poggi, uccisa nella sua casa di Garlasco il 13 agosto 2007, emettendo la sentenza di assoluzione. I PM Muscio e Michelucci, avevano chiesto una cndanna a tret’anni di reclusione. Molto amaro in bocca e grande delusione per la famiglia Poggi che continuano a essere ad essere fermamente convinti della colpevolezza di Alberto Stasi, difatti, lo confermerebbe il ricorso in appello presentato dai loro legali per le seguenti motivazioni:
1)dettagli mai tenuti in considerazione e che focalizzano nelle unghie della vittima il rinvenimento di un capello di colore castano chiaro e munito di radice e per il quale si richiede una nuova analisi; 2) l’acquisizione della bicicletta nera, appartenente alla famiglia Stasi, che somiglierebbe a quella vista accanto al muretto di casa Poggi;
3)l’inclusione dei primi due gradini che portano allo scantinato della casa dove è avvenuto il delitto, nello specifico, gli stessi dove fu rinvenuta la vittima e riferito nell’esame sperimentale sulla camminata di Stasi e presentato al processo di primo grado.
Chi ha ucciso Chiara?
Gli inquirenti, sostengono che il delitto possa essersi verificato a cavallo tra le 08.45 e le 09.10.
In seconda battuta, si riparla dell’ora, e la si sposta tra le 9.10 e le 9.30, poi si arriva alle ore 10.00 e le 12.30, con maggior interesse per l’arco di tempo che va dalle 11.00 alle 11.30
Per chi sta investigando sul delitto, sembra sia possibile che una nuova persona possa averla vista per l’ultima volta in vita. Tutto ha sempre ruotato intorno al fidanzato e la gente, continua ad essere dubbiosa su questa assoluzione, continuando a puntare il dito contro di lui, seppur assolto nel processo di primo grado dall’accusa di omicidio.
Grazie al proliferare di gruppi che anelano la verità, il più grande social network del mondo, Facebook, offre un’interessante carrellata di pagine che vogliono sollecitare con forza l’attenzione degli inquirenti su quei delitti che ancora non riescono a consegnare un colpevole alla giustizia.
Un gruppo particolarmente attivo e attento alla vicenda, ha ridestato il nostro interesse verso il Delitto di Garlasco, grazie alle intelligenti disquisizioni in cui si sono prodotti gli iscritti.
Un percorso speculativo sulle varie tappe che hanno visto la scena del crimine rivisitata da molte angolazioni. Questo il nome del gruppo: DELITTO di GARLASCO: chiediamo giustizia per Chiara Poggi.
Ma procediamo con ordine nella vicenda.
Vigevano, 13 agosto 2007. Giorno del ritrovamento del corpo esamine della povera Chiara Poggi, ritrovata in un lago di sangue e in fondo ad una scala, dal fidanzato Alberto Stasi, alle ore 13.50-
Tutto inizia con la telefonata di Alberto Stasi al 118, e la deposizione rilasciata ai carabinieri dove affermerà di non essersi avvicinato al corpo di Chiara perché spaventato. Le sue parole però non convincono gli inquirenti e per ben due precisi motivi: le sue scarpe erano pulite, mentre la scena del delitto presentava molte tracce di sangue.
Com’era riuscito a non sporcarle?
Il secondo motivo ancor più incredibile, è che lo Stasi affermò di aver visto il volto “bianco” di Chiara, lo stesso che però al sopraggiungere degli investigatori per il sopralluogo sulla scena del crimine, era coperto di sangue.
Stasi viene indagato e subito dopo, disposto il sequestro dei due computer, un martello, una pinza da camino, tre auto, diversi paia di scarpe e due biciclette, una da donna ed una da uomo.
I Ris di Parma passano ai raggi X la scena del delitto.
Cosa trovano i Ris?
Nessuno dei gradini di casa Poggi, rivela impronte del ragazzo, delle sue scarpe.
Non si trovano tracce nemmeno sul muretto che il giovane dice di aver scavalcato per riuscire ad entrare in casa della fidanzata.
Il tappetino del bagno invece, mostra due impronte di scarpe sporche di sangue e del numero riconducibile a quello di Srasi: 41/43.
I computer sequestrati mostrano una manciata di minuti di lavoro alla tesi, nella mattinata tra le 9 e le 10 del 13 agosto 2007.
Il 24 settembre scatta il provvedimento di fermo nei confronti dello Stasi.
Sui pedali di una delle bici sequestrate in casa Stasi vengono rivenute tracce ematiche di Chiara.
Una testimone si disse certa di aver visto la bici vicino alla casa dei Poggi, nera e senza cestino.
Il procuratore capo di Vigevano, Alfonso Lauro, rilascia una dichiarazione a conferma delle incongruità messe in evidenza dalle indagini che affermava di essere andato dalla fidanzata in macchina e che le tracce di sangue sui pedali della bicicletta, erano riconducibili a delle perdite che aveva avuto la ragazza qualche giorno prima.
Ma il fermo, anziché essere convalidato, è sciolto dalla dottoressa Giulia Pavon.
Stasi viene rilasciato perché non sono sufficienti gli indizi da giustificarne una misura cautelare nei suoi confronti e che, l’elevata probabilità che il sangue trovato sui pedali della bicicletta, non può essere considerata una certezza.
Rimangono i Pc di Albero. Al suo interno vengono rivenute foto pornografiche in cui ci sono anche dei minori, oltre ad immagini che ritraggono i due fidanzati in atteggiamenti intimi.
Il 20 dicembre 2010, convocato in Procura dal pubblico ministero e messo al corrente degli sviluppi e i nuovi capi d’imputazione a suo carico: aver divulgato materiale pornografico con minori attraverso e-mule e rinvenuti nel Pc e nella chiavetta Usb sequestrati allo Stasi.
Viene aperto un processo parallelo.
Il 10 giugno del 2010, però, il Gup di Vigevano, Stefano Vitelli, lo proscioglie dall’accusa perché non si è ravvisato oggettivamente il reato, giudicando il comportamento di Stasi non specificatamente interessato alla pornografia minorile e il materiale raccolto insufficiente per affermare che possa essere un fruitore abituale, ma indotti da curiosità e limitati.
Viene presentato il ricorso in Cassazione alla Procura di Vigevano per la decisione del Gup, il 22 settembre 2010, ritenendo il materiale riconducibile ad un possibile movente per l’uccisione di Chiara Poggi. Secondo l’accusa, il materiale avrebbe potuto essere visto da Chiara e generato una lite tra i due che può aver messo Stasi nelle condizioni di maturare l’orrendo proposito omicida.
I legali di Stasi, smontano una per una, ogni prova depositata a suo sfavore, grazie ad una relazione tecnico – scientifica e relativa ai punti focali che lo vedono imputato per il delitto: l’utilizzo del Pc, che nella pratica dava motivazione dei tre minuti o poco più di connessione, ma poi, aveva continuato a lavorare sul computer usandolo come macchina per scrivere. Quattro pagine confuterebbero il lavoro fatto quella mattina.
Le impronte trovate su tappetino non si collegano a nessuna delle scarpe di Stasi.
Che le suole delle scarpe di Stasi non consentono di assorbire ciò che aveva calpestato e che le foto scattate sulla scena del crimine, confermerebbero che l’uomo avrebbe potuto attraversare tutto il soggiorno senza per questo calpestare una goccia di sangue.
Che la macchia di sangue sul pedale della bici non è ascrivibile a sangue umano e che il DNA della vittima aveva una diversa origine biologica.
L’orario dell’omicidio individuato dall’accusa, tra le 11 e 11.30 è contestato. Il Professor Francesco Maria Avato, ricalcolando l’ora del decesso, fissa un nuovo orario: 9/10 di mattina.
Si arriva al 17 marzo del 2009, nell’udienza preliminare per Alberto Stasi, presieduta dal giudice Stefano Vitelli, i due pubblici ministeri: Rosa Muscio e Claudio Michelucci che ne chiedono il rinvio a giudizio.
Il 28 marzo del 2009, Alberto Stasi, su suggerimento dei suoi legali, chiede il rito abbreviato, considerando che la pubblica accusa ha già mostrato quanto doveva essere presentato e che non è sufficiente per dichiararne la colpevolezza oltre ogni ragionevole dubbio.
Nuova udienza preliminare il 30 marzo 2010.
Il Pm Rosa Muscio, colloca parla di movente sessuale scaturito all’interno della coppia e che può essere riconducibile ad altre richieste fatte alla vittima e relative a foto ancora più particolari alle quali la giovane potrebbe essersi sottratta. “Chiara non voleva, ma se io glielo chiedevo lo faceva”».
Questo disse lo Stasi con riferimento alle foto intime immagini che aveva fatto alla ragazza.
Per l’accusa, la propensione maniacale per la pornografia e la sua ossessiva sensibilità per la sessualità, sono alla base del delitto e chiede trent’anni di reclusione per lo Stasi ma il giudice Stefano Vitelli, ordina nuove perizie sulle prove presentate nell’impianto accusatorio dall’accusa, prima di decidere.
E’ il 30 aprile.
Otto esperti lavorano alla super perizia, questo quanto emerge il 31 agosto.
Stasi, quel fatidico 13 agosto del 2007, accende il Pc alle 9.36; visiona filmati e immagini pornografiche, salva il tutto con un programma di video scrittura, fra le 10.20 e le 12.20. Impossibile che sia il colpevole del delitto. L’accusa , attraverso il medico legale incaricato dell’autopsia colloca l’ora dell’omicidio tra le 10.30 e le 12, le 11, 11.30 sarebbe l’ora più probabile.
Si arriva ad una settimana prima del pronunciamento della sentenza sul delitto di Garlasco. 10 dicembre. Il Pm Rosa Muscio, ritorna sull’orario, affermando che Chiara non è stata uccisa, come si supponeva in precedenza tra le 10.30 e le 12. ma dopo le 12.46 e le 13.26. L’ipotesi non convince nemmeno i legali della famiglia Poggi che ritengono che Chaira sia stata uccisa in prima mattina, tra le 9.10 e le 9.36.
Sono le 17.20 del 17 dicembre. Il giudice Stefano Vitelli, scagiona dall’accusa Alberto Stasi. Il processo d’appello a dovrebbe cominciare in ottobre 2011.
Di seguito , alcuni stralci della sentenza assolutrice pubblicata e ripresa per dovere di cronaca, da Repubblica sull’impianto accusatorio.
“Un complessivo quadro istruttorio da considerarsi contraddittorio e altamente insufficiente a dimostrare la colpevolezza dell’imputato, secondo la fondamentale regola probatoria e di giudizio dell’oltre ‘ogni ragionevole dubbio'”.
Sulla versione della difesa:
“Il racconto complessivo di Alberto Stasi in merito alle ore trascorse la sera in compagnia della propria fidanzata nell’abitazione di Via Pascoli, risulta da un lato, privo di evidenti contraddizioni e dall’altro, realisticamente articolato”.
Sul presunto movente di Stasi:
“su un possibile movente/occasione dell’omicidio da parte dell’attuale imputato, non emerge una congrua prova”.
Sulle prime indagini svolte sul computer dell’imputato:
“Queste alterazioni indotte da una situazione di radicale confusione nella gestione e conservazione di una così rilevante quanto fragile fonte di prova da parte degli inquirenti nella prima fase delle indagini ha comportato, in primo luogo, il più che grave rischio che ulteriori stati di alterazioni rimuovessero definitivamente le risultanze conservate ancora nella memoria complessiva del computer.(…) Gli accessi in questione hanno prodotto degli effetti metastatici rispetto all’esigenza di corretta e complessiva ricostruzione degli eventi temporali e delle attività concernenti l’utilizzo del computer nelle giornate del 12 e 13 agosto 2007. Rispetto dunque ad altre questioni probatoriamente rilevanti, non è più possibile esprimere delle valutazioni certe né in un senso né nell’altro: in questo ambito, il danno irreparabile prodotto dagli inquirenti attiene proprio all’accertamento della verità processuale”.
Sull’ora del delitto invece questo è quanto viene dichiarato: E’ più che ragionevole affermare che la morte della ragazza si collochi nell’asso temporale immediatamente successivo alla disattivazione dell’allarme perimetrale avvenuto alle 9,12″.
Cosa dice la gente?
Continua a pensare che Alberto Stasi sia il colpevole dell’omicidio di Chiara Poggi, sperando che negli altri gradi di giudizio, la verità venga finalmente a galla.
La sentenza ha lasciato un po’ tutti senza parole ma è anche vero che vige l’ “oltre ogni ragionevole dubbio”. Una sentenza, lo ricordiamo, che sostanzialmente dice che le prove sono insufficienti ma non dice che Alberto Stasi sia l’autore del delitto e nemmeno il contrario ma solo che gli elementi di concretezza per poter procedere nei suoi confronti non ci sono o non sono sufficientemente importanti per poterlo incarcerare.
Questo nostro partecipare esprime solo il desiderio di ogni persona di avere giustizia, di sperare che “essa”, trionfi sempre e comunque, nella speranza che non finisca tutto a tarallucci e vino, proprio come in quel delizioso appuntamento della Signora in giallo, che dal Maine scrive fiumi di parole per i suoi affezionati lettori, accompagnata da una musichetta accattivante che ce la porge con tutti quegli ingredienti sfiziosi all’ora di pranzo.
*L’Immagine di Chiara Poggi è tratta da internet e quindi, valutata di pubblico dominio essendo stata pubblicata da tutti i giornali blog e riviste, siti internet e social network.*