FOERA DI BAL
Accadeva mille anni fa, nel medioevo barbaro, prima che i conventi si riempissero di croci d’oro incastonate di preziosi. Quando c’erano i migranti per fame e i pellegrini per fede che quando scendeva la sera bussavano alla porta del convento per chiedere un po’ di pane e un posto caldo. Non erano alberghi di prima categoria, si dormiva sulla paglia e le razioni erano misere, quello passava il convento, ma almeno lo passava.
Poteva succedere anche che non c’era posto, fratello mi dispiace, stiamo uno sull’altro qui dentro, ma entra un momento che ti metti davanti al fuoco mentre io vado a vedere se è rimasto qualcosa, poi però ti devi rimettere in cammino. Ma chi stava ridotto male lo prendevano sempre, se non altro per non negargli l’estrema unzione nel caso le cose si mettessero male. Accadeva nel medioevo delle guerre, la peste e le carestie. Quando le chiese non ancora si ricoprivano di marmi e di stucchi. Quando ogni tanto il cielo scatenava l’inferno e si scoperchiavano i tetti delle case e il fiume straripava e la montagna franava. E allora il prete, anche quello bastardo che andava a puttane e si ubriacava con il vino della messa suonava le campane e apriva la porta della chiesa. La casa del Signore invasa da cristiani, mucche, pecore e galline, le bestie che i villani riuscivano a salvare, non è che in quei momenti al Signore gli potevi portare rispetto più di tanto. E la chiesa si trasformava in una stalla, avanti entrate, le donne e i bambini lì, gli uomini dall’altra parte, preghiamo fratelli, però diobuono, almeno le bestie mettetele tutte da una parte, quelle lasciano cose in giro un po’ puzzolenti, vediamo di ridurre questo posto sacro il meno cesso possibile. E scendeva la notte e fuori urlava la bufera e copriva i mugolii di una coppia che si era ricongiunta e, vuoi per la paura, vuoi per la disperazione, faceva l’amore sotto una coperta lercia e gli occhi della Madonna, sicuro come la morte che ogni tanto succedeva, quella era povera gente analfabeta, non è che aveva una chiara cognizione di atti impuri. E questa era l’accoglienza dei preti, di quelli santi e di quelli impuniti, che se Gesù aveva detto che bisogna soccorrere i bisognosi, allora non gli dispiaceva mettere a disposizione casa sua. Accadeva nel medioevo delle guerre, della violenza e dei soprusi. Quando la vita umana valeva meno che niente, si dice, ma poi forse un po’ valeva, se è vero che nelle chiese e nei conventi trovavano asilo pure gli assassini. E anche allora accadeva che dove c’era capienza per cinquanta persone se occorreva se ne ospitavano cento, ma duecento no, sarebbe stato un inferno per tutti, un altro frate ci doveva pensare. Ma non si barava su quello che si poteva dare, si dava e basta, fin quanto ce n’era, senza stare a mercanteggiare con gli altri conventi, a nessuno veniva in mente di stare lì con il registro a tenere il conto, prendetevene pure voi che non è che qui siamo fessi, se no questi qui li lasciamo morire di fame e malattie. Specialmente quando i numeri danno torto. E i numeri sono questi: in Francia (65 milioni di abitanti) al 31 dicembre 2009 erano presenti 196384 rifugiati; in Germania (83 milioni di abitanti), alla stessa data, 593799; nel Regno Unito (popolazione di quasi 60 milioni) 269363. In Italia poche migliaia che non si sa e non si vuole sistemare. Come se fosse un evento epocale mai verificatosi nella storia, una calamità biblica. Come se non si fosse già affrontata la migrazione dei Kosovari alla fine degli anni ’90 quando ne arrivarono da noi 30.000 eppure nessuno se ne ricorda, non fu una tragedia. Perché allora si pensò all’accoglienza, non a costruire un “caso” per bassi fini di politica sia interna che internazionale. Erano solo un problema logistico, e i problemi logistici con un po’ di buona volontà si risolvono. Un po’ ne metto qui, un po’ ne metto lì. Ora sono un problema politico. Sono pedine da mangiare nella partita a scacchi interna con la Lega e carte da scartare nella partita a poker estera con l’Unione Europea. Perciò quella povera gente è stata tenuta asserragliata senza servizi igienici come i profughi del medioevo. Allora quello passava il convento, ma era tutto quello che poteva passare. Adesso al convento rispondono “Foera di bal”.
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- Lucia Del Grosso
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