Politicando
IL BUCO NERO DI BIN LADEN
E così è finito nella pancia dei pesci, sepolto con rispetto, dicono, e accidenti alle parole, se poi “con rispetto” il più delle volte significa solo “con un minimo di forma”. La verità invece è che nessun angolo della Terra l’ha voluto e l’hanno dovuto sputare in fretta e furia in mare come un rifiuto, senza lasciare nemmeno un pezzettino di lui in qualche posto a raccontare che è vissuto; peggio di Hitler, di cui almeno si può ancora vedere qualche ossicino in un museo. Ma il mondo non si rassegna a questa liquida damnatio memoriae e reclama di sapere quello che non saprà mai. Perché al mondo ogni tanto nasce un individuo in orbita intorno ad un buco nero della storia che prima o poi lo risucchia; e i buchi neri, dicono, sono le porte che catapultano in universi paralleli, sono gli incroci d’infiniti mondi. Bin Laden era destinato a cadere dentro uno di questi posti qui come dentro un tombino e ora i suoi destini si sono moltiplicati: è stato uno scontro a fuoco … No, l’hanno ucciso a sangue freddo …… Sciocchezze, è ancora vivo …… Ma andiamo! Era morto da anni! …… Ma siamo sicuri che siano stati gli Americani? Non può essere che siano arrivati ad opera conclusa, dopo che era già stato ucciso da chi lo riteneva ormai un ospite inutile ed ingombrante? Infinite morti parallele. E infiniti perché sospesi. Perché ora e non ….? Gli hanno tappato la bocca perché …….? Lo hanno ucciso perché il processo …….?
Ora dicono che sarebbe stato meglio prenderlo vivo e fargli un regolare processo. Che gli Americani hanno una diversa concezione della giustizia rispetto a noi. Dimenticando che anche noi abbiamo ucciso Mussolini, un altro che si aggirava nei paraggi di un buco nero della storia. Bisognerebbe entrare in quel buco nero per vedere il diverso destino che avrebbe avuto il mondo per decidere se era meglio. Se era meglio attenersi ai dettami della civiltà che reclama il giusto processo anche per i criminali o darla vinta al real politik che avvertiva: di grazia, dove avete intenzione di fare questo processo? E avete pensato alla Corte, lo trovate un uomo, dico uno, uno solo su tutta la faccia della Terra, contento di farvi parte? E quanto dovrebbe durare questo processo, mentre siamo esposti al rischio di attentati per liberarlo e di rapimenti di ostaggi per proporre lo scambio?
Ma si tratta di un uomo e si tratta di civiltà, si ribatte ora che tutto è finito. Quando le scelte sono state fatte e le cose sono tornate alla loro traiettoria normale. Quando non si è più in bilico su un buco nero dove le cose non sono solo bianco/nero, ma tutti i colori sono mischiati e una scelta può essere giusta, ma anche no, e i pro e i contro cozzano tra di loro e si infrangono, e le ragioni si mischiano e confondono. Ma bisogna tuttavia decidere e la scelta è sempre o bianco o nero. O lo lascio vivo e ….. o lo uccido e …….
E la scelta è stata richiudere quel buco nero in fondo ad un abisso e ora il mondo è stato scippato di quella storia, anche se continuerà a raccontarla, ma con il finale come letto da una pagina di scarabocchi. Come quei miti in cui Eros una volta è figlio di Afrodite ed Ares e un’altra di Poros e Penia. Come può essere la storia non di un uomo, ma di un’icona. Perché tale era, un’icona circondata da un’aura terribile e da distruggere. Ma anche ….. Nella coscienza di quel manipolo di uomini chiamati a decidere c’era ancora una volta quel “ma anche”, un cranio da far esplodere con una pallottola e quei minuti di paura davanti alla morte che ci rendono tutti uguali, innocenti e criminali. Bisognerebbe starci, vicino ad un buco nero della storia, dove bene e male sono fusi insieme nello stesso magma e tuttavia bisogna separarli; e vederlo quel crinale sottile che divide due terribili ragioni. E bisognerebbe starci per sapere quale storia raccontare.
Il cielo salvi chi deve decidere seduto sull’orlo di un buco nero.