Benvenuti nella terra dei cachi!
Parafrasando una vecchia canzone di Elio e le Storie Tese potremmo dire: crisi sì, crisi no! Ed è proprio quello cui stiamo assistendo in questi mesi. Pecchiamo di ottimismo e non vogliamo dire anni! Vi vogliamo raccontare un piccolissimo viaggio all’interno del mondo del lavoro, sapete quello che gira intorno alla frase: Posto fisso? Che noia!
Una mattina dei primi di novembre ci squilla il cellulare … rispondiamo giusto per cortesia, altrimenti poi ci dicono che siamo orsi e dall’altra parte una voce impacciata ci racconta che siamo stati selezionati per un incontro conoscitivo con una notissima compagnia telefonica nazionale. Ne restiamo stupiti, anche perché noi non abbiamo mai risposto ad un annuncio di questa società e veniamo a sapere che ogni volta che rispondiamo ad un annuncio allegando il nostro cv direttamente dal sito in cui è inserito l’annuncio in automatico il nostro curriculum diventa fruibile da qualsiasi azienda e se da un lato è un bene, così abbiamo più possibilità di essere chiamati e più visibilità, dall’altro ci espone davvero alla qualunque! Incuriositi e lusingati da questa società decidiamo di accettare l’incontro conoscitivo.
La persona che ci troviamo di fronte di lì a pochi giorni ci fa davvero una gran bella impressione e anche la struttura che profuma di nuovo e di pulito ci spinge ad essere ottimisti.
Le informazioni che ci vengono date sono poche e vaghe … dopo tutto si deve creare la suspance e stimolare la curiosità per riuscire a trovare una sintonia generale.
Dopo una bella e rilassante chiacchierata con questa persona veniamo invitati a partecipare ad un meeting informativo il giorno successivo a Roma. Sono le 17 del pomeriggio, siamo a 250 km da Roma, tosse, mal di gola e una lieve febbre fanno da cornice a questa situazione e l’idea di montare in macchina il giorno dopo alle 6 del mattino per essere a Roma alle nove non ci entusiasma più di tanto. Decidiamo quindi di declinare.
Ma ormai il seme della curiosità si è insinuato in noi ed il giorno dopo ci spinge a mandare un sms alla persona con cui ci eravamo piacevolmente intrattenuti il giorno prima scrivendo una frase di circostanza e manifestando il nostro dispiacere per non essere presenti a quella giornata meravigliosa in cui le porte della percezione si sarebbero finalmente spalancate a noi.
Pochi giorni dopo, una nuova telefonata ci comunica che se siamo realmente interessati sarà possibile in via del tutto eccezionale fare questo meeting in maniera privata nella sede in cui avevamo avuto il primo incontro e noi, entusiasti, diciamo di si!
La riunione ha luogo il giorno dopo, tre ore piacevoli in cui in un coinvolgente “Tête-à-tête” con la stessa persona che avevamo conosciuto in prima istanza, ci vengono spiegate le basi dell’arte di vendere. La cosa avviene in un contesto così calmo eppure energetico che una parte del nostro cervello (quella razionale, se ce n’è rimasta ancora in questi anni bui e peccaminosi) non recepisce mai il messaggio: ti vogliamo far diventare un agente!
Si parla continuamente di consulenza e si enfatizza questa parola con aggettivi come, qualificata, professionale, seria e parolina magica su tutte: business! Il ché fa scattare nella nostra testa un binomio totalmente errato che ci dice: Consulente business=no agente, no vendita, no porta a porta!
L’incontro è stato così bello e coinvolgente che alle parole: le faremo sapere se fa al caso nostro o meno restiamo circa una settimana in trepidante attesa, votandoci a tutti i santi del paradiso ed asservendo ai nostri desideri tutte le energie cosmiche possibili ed immaginabili pregando che il nostro cellulare squilli e ci comunichi che facciamo al caso loro!
E la telefonata arriva, la comunicazione anche e finalmente affrontiamo un corso di una settimana, full immersion (circa 9/10 ore al giorno) nella quale una parte di noi ci fa da grillo parlante e ci spinge a fuggire a gambe levate e un’altra invece ci incita con frasi del tipo: io li stupirò!
E sul finire della settimana siamo così motivati, felici, entusiasti, allegri … ok, stanchi! … che non ci rendiamo conto che il corso retribuito era solo per l’offerta del pranzo, non ci rendiamo conto (anche perché lo stiamo facendo a 30 km da casa) che c’è gente che viene da Roma e da più lontano e che sta pagando di tasca sua un albergo da cinque giorni o che ha scelto, in alcuni casi, di fare il piccione viaggiatore per stare vicino alla propria famiglia per una nuova vita arrivata da pochissimi mesi.
Il venerdì termina tutto ed il cuore si scioglie anche alle persone più dure e navigate, e tra applausi scroscianti ogni volta viene nominato il nostro nome e ringraziamenti ed attestati di partecipazione le lacrime sono un optional e ci stanno bene!
Ci viene chiesto di poter tornare lì anche il lunedì successivo per metterci in regola e poter finalmente entrare in questo mondo della consulenza business … ed è strano come il nostro cervello sia ancora tanto sovra eccitato da non capire che stiamo parlando di vendita!
Ci andiamo, ormai andremmo ovunque con loro, ci lanceremo anche da un dirupo se ce lo chiedessero tanta è la fiducia che ci è stata profusa … OPS stavolta non si parla di rimborsi (anche se lo sappiamo a molti di voi la domanda nasce spontanea: perché la settimana prima ve li hanno dati?) ma ci viene detto che si tratta solo di una mattinata e poi via, liberi e felici.
La mattinata diventa una giornata intervallata da una pausa pranzo a nostre complete spese … noi eravamo impreparati e abbiamo dovuto chiedere di pagarci il pranzo ad un collega. Non si fanno queste cose! No, no, no!
Ma ormai tutto è pronto, siamo ai nastri e stanno per sparare (in aria si intende, la pistolettata alla testa ce la siamo già data noi all’inizio di tutto!).
Via due giorni dopo si comincia … eccitati, impauriti, fiduciosi al massimo! Veniamo affiancati dalla stessa persona con la quale avevamo fatto quel colloquio tanto rilassante e stare una giornata intera insieme a lui ci fa stare davvero bene. Lo ammiriamo, ne siamo affascinati e lui ha un’energia dentro che ci annienta e ci affascina!
E’ tutto bello, tutto così reale. Alla fine della giornata facciamo due conti e, meraviglia delle meraviglie scopriamo che quei guadagni di cui ci avevano parlato durante il corso, sono reali! Li stiamo toccando con mano.
Torniamo a casa e le giornate cominciano a succedersi le une dopo le altre, più difficili, noi non sappiamo vendere, non lo abbiamo mai fatto e nemmeno volevamo farlo … ma allora perché lo stiamo facendo? Misteri della mente umana!
Dopo una settimana un nuovo affiancamento, questa volta un po’ sottotono rispetto al precedente, ma va bene così, l’energia si sente, si ride e c’è voglia di fare.
E poi siamo reduci dal fine settimana appena trascorso, il primo lavorativo nel quale scopriamo che dopo ogni meeting del venerdì è anche una cena in cui si sta tutti insieme, si ride, si scherza … ci si sente un po’ emarginati perché tutti fanno gruppo e noi no … ma va bene così … dopotutto è la prima volta e loro … loro sono anni che si conoscono!
Passano i giorni, i risultati arrivano e non arrivano, ma le telefonate motivazionali ci sono ogni sera e poi ci sono i meeting con le cene del venerdì e si respira quell’atmosfera in cui tutto va bene, love’is in the air come cantava nel 1978 John Paul Young … se ci sta andando male è perché siamo alle prime armi, quindi forza e coraggio su che noi siamo sempre quelli dell’ io li stupirò!
E lo facciamo veramente, perché cominciamo a vendere anche da soli, a farci la nostra clientela e le nostre consulenze sono sempre più entusiasmanti.
Per motivi che non vi stiamo a dire e che non dipendono dalla compagnia telefonica, veniamo privati del nostro mentore sul finire di dicembre … un colpo al cuore, un vuoto incolmabile (siamo seri adesso, nessuna ironia e nessuna spiritosaggine … ci manca veramente e gli siamo vicini con tutto il cuore e con tutta l’energia positiva che ci ha insegnato a tirare fuori! Combatti guerriero!).
Cominciano i primi problemi … uno, fondamentale, siamo a fine dicembre abbiamo incominciato a lavorare a fine novembre e dobbiamo aspettare ancora fine gennaio per ricevere il primo stipendio. Menomale che a quaranta anni viviamo ancora con mamma e che lei ci mantiene la benzina, le sigarette, gli spostamenti per lavoro e ancora l’affitto e le bollette! Silenzio, non ditelo a Brunetta che poi dice che siamo “bamboccioni” e che non vogliamo lavorare! Zitti tutti, mi raccomando!
Gennaio inizia con tanti pensieri, tanta voglia di fare e pochi soldi in tasca … ma si va avanti il 31 è vicino! Soli, per strada, abbandonati a clienti cattivi (diciamo tutti così quando le cose cominciano a non girare) gennaio ci viene incontro con il gelo invernale che ci entra nelle ossa. E cominciano i primi dissapori con l’azienda.
Scopriamo l’esistenza di clienti a presidio, in altre parole, clienti da cui siamo andati perché l’azienda ci ha fissato un appuntamento, abbiamo speso ed investito tempo, energia e benzina, abbiamo fatto la nostra bella consulenza e portato a casa il nostro bel contrattino e poi … presidio … l’azienda è opzionata da un’altra agenzia e non possiamo contrattarla noi … il ché vuol dire niente soldi, niente punti … insomma … tempo perso!
Nasce la prima domanda: perché noi non dobbiamo essere pagati su un contratto portato a termine a seguito di un appuntamento fissato dalla vostra azienda?
L’azienda poi comincia ad imporre regole non scritte e non contrattualizzate e viene fuori che se noi non andiamo ad un appuntamento ci verranno addebitati delle penali (si viaggia intorno ai 24 euro) ma, ovviamente, se noi ci andiamo e il cliente non ci aspetta non esistono penali inverse.
Non esistono nemmeno nel caso in cui ci viene fissato un appuntamento con un parrucchiere il lunedì o con una pizzeria alle 15 … anzi, ragazzi, attenzione che se non ci andiamo e l’azienda lo viene a sapere ci sono le penali!
Poi ci viene detto che se non scansioniamo e non mandiamo i contratti fatti entro una settimana alla società, questi non ci verranno retribuiti. E’ curioso notare come nel giro di una decina di giorni il termine massimo di una settimana si riduce alla “sera stessa”! Ed anche qui non c’è il rovescio della medaglia perché se al 6 di febbraio ci chiedono di contattare un nostro cliente contattato il 30 novembre per dirgli che l’offerta non è più valida (non stiamo scherzando) noi non abbiamo diritto ad essere pagati … sim salabìm … l’offerta ora c’è, ora non c’è più!
Ma intanto i giorni sono passati ed il 31 gennaio è arrivato con un carico di 46 cm di neve ed arriva anche il tanto sospirato e sognato invito alla fatturazione. L’importo ci viene comunicato nella mail stessa e non coincide, no signori, non è quello che ci era stato detto, i calcoli che avevamo fatto sono saltati e, beffa delle beffe, all’importo deve essere detratta anche l’Irpef. Così ci ritroviamo dopo due mesi con 582 euro circa, una miriade di domande in testa e i conti da pagare che nel frattempo si sono accumulati.
Stringiamo i denti e resistiamo, ma ormai cominciamo a sentire il dolore per la pistolettata (ve la ricordate, si?) che c’eravamo dati all’inizio e l’umore viene meno e la gioia di vendere altrettanto e usciamo di casa la mattina non con il sorriso sulle labbra ma con un ghigno malefico che urla a chiare lettere: se non mi firmano i contratti, prendo in ostaggio tutti i clienti!
Poi arriva la notte della verità … Arriva sempre nella vita, non sfugge nessuno, nessuno ne è immune. Ci facciamo due conti e vediamo quanto andiamo a prendere il 29 di febbraio e lì, ha inizio l’apoteosi della follia … ragazzi miei, facciamo attenzione che qui finiamo per essere noi debitori nei confronti della società. Sì perché una cosa che ancora non vi abbiamo detto (perché come ogni buon film o libro che si rispetti il dulcis è sempre in fundu) i soldi che abbiamo ricevuto non sono altro che un anticipo sui punti che abbiamo fatto durante i mesi precedenti ma se dopo il pagamento uno o più clienti (nel nostro caso 3) decidono di non accettare più la proposta di contratto che gli avevamo fatto, i punti scendono ed il mese successivo ci troviamo a vederci scalare dall’importo i soldi dati in eccesso il mese prima.
Perfetto decidiamo di andarcene, lo dice il contratto: “Nessun vincolo” e noi svincolati al massimo ci sentiamo … peccato che nel corso dei quasi tre mesi sia stata aggiunta una piccola regola prima verbale poi cartacea che recita: se un agente (non siamo più consulenti ma agenti) decide di andarsene via senza preavviso gli saranno addebitati tutti gli appuntamenti fissati per i giorni successivi cui lui non andrà. (24 euro per appuntamento). Quindi, sebbene svincolati, dobbiamo rispettare il vincolo dato in seguito.
Domanda: come si fa ad alzarsi la mattina e a trovare l’entusiasmo di andare a lavorare sapendo che nel frattempo ci siamo licenziati? E anche qui, misteri della mente umana!
Per non parlare poi della risposta dell’azienda al nostro andarcene che ci fa sentire dei falliti che non vogliono cominciare a vivere la loro vita ed i loro sogni. Ci viene anche proposto di prendere in via del tutto eccezionale un anticipo dello stipendio del mese successivo, proposta fatta sulla base di un calcolo tutto loro che a noi non risulta vero in nessun modo … così a marzo ci troveremo a dover restituire sia parte dei 582 euro di gennaio che l’anticipo di febbraio …
In poche parole: abbiamo lavorato per tre mesi e dobbiamo pagare l’azienda che tanto amorevolmente ci ha permesso di essere suoi collaboratori! La crisi c’è … ma non per tutti … per i soliti noti! E finiamo con Elio elle Storie Tese: benvenuti nella terra dei cachi!