Editoriale
Per quanto occorrer possa
“Per quanto occorrer possa” è indicante un concetto, un vincolo che non è sempre indispensabile, ma può essere richiesto al momento della stipula di un atto, da uno dei contraenti e che punta l’attenzione su specifiche clausole, al fine di approvarle con maggior forza…
E se lo facessimo anche noi italiani nel momento in cui eleggiamo coloro i quali saranno deputati a fare i nostri interessi? Se per esempio voto il signor Pinco Pallo, lo farò solo in virtù di un obbligazione che lo impegnerà ad adoperarsi nella pratica per quanto possa servire (occorrere) a non disattendere il suo mandato e rispettare chi gli ha dato fiducia che, se malriposta, dovrà essergli vietato di ricandidarsi.
Ovvio, non dovrebbe essere necessaria nessuna clausola, proprio perché sottointeso l’impegno di lavorare sodo e seriamente per il bene comune: la nostra Italia; per come sono e continuano ad andare le cose, è pur vero, che sempre più persone si chiedono come si possano tutelare da queste orde di vecchi e novelli signori della politica che, pare puntino più ad acquisire privilegi per sé, che per noi.
E’ opinione comune che non ci si possa più difendere da tanta dabbenaggine manifesta; il solo strumento del voto, ha bisogno (almeno) di una postilla che possa garantire a noi italiani che questi signori non scelgano di far carriera in politica, solo per il fatto che ambiscono ad entrare nella nuova Eldorado.
Siamo alla stregua del cane che si morde la coda, e continuiamo a girare in tondo grazie alle frottole malcelate di questo o quel rappresentante di partito che ambisce- l’abbiam capito- a sistemarsi, e sono ormai troppe le persone che scrivono in redazione con il solo intento di “provare” a far sentire l’urlo di quell’Italia “reale” dove ci vivono in troppi e con affanno.
Ad ogni stagione, ci si appresta ad assistere all’ennesima rappresentazione teatrale e tra vezzi, urli schiamazzi, è sempre la stessa storia.
Siamo il quarto Paese al mondo più indebitato, ma sembra non essere un deterrente per coloro che ci governano, visto che è solo di pochi giorni fa l’approvazione di un tot di “auto blu” su cui tanto si è sputato e condannato; i rincari che stanno arrivando serviranno a coprire le spese degli onorevoli ma manderanno in stracci gli italiani: benzina e gasolio, i più alti d’Europa e i nuovi aumenti sono già arrivati.
Altro esempio lampante è il tanto chiacchierato “finanziamento pubblico ai partiti”, affondato e poi risorto con una più raffinata veste: “rimborso spese elettorali”. Udite udite: 200 milioni di euro dove è difficile il controllo per un rimborso che va ai partiti e si muove poi, verso le troppe associazioni costituite da poche persone che fanno riferimento agli stessi; soldi nostri che in pochi sciupano alla grande; aggirando, così facendo, i referendum abrogativi- quella che ritenevamo la vera arma per modificare ciò che non andava bene. Poi dicono che il referendum è “in vox populi”… ma quante se ne stanno spegnendo?
Le notizie di imprenditori che si suicidano, sono all’ordine del giorno; la cronaca attenta e diabolica, a titoli cubitali, li sbatte in faccia alla gente comune, che, se tanto tanto, hanno appena consumato la colazione, poco andrà loro di traverso, se invece han già pranzato, allora sì, che il pasto, rimarrà indigesto.
“Lex est lex” di socratica memoria, metteva in luce un pensiero secondo il quale, si doveva obbedire alla Legge, anche quando la stessa ti colpiva e solo per il fatto che la “legge” era superiore agli uomini; oggi, per il “comune sentire” chi è colpito, è solo stupido.
Le nostre nonne dicevano che a essere buoni e onesti, ci si rimetteva sempre; l’occhio lungo delle nostre genitrici, che ne sapevano una più del diavolo, non fa altro che suffragare un principio arcinoto: i furbi avanzano sempre e gli onesti, raramente.
Nel nostro Paese si parla troppo e si conclude poco, tutti invocano la giustizia, stando ben attenti a non incorrere in una “giustizia forcaiola” o “giustizialismo”, proprio perché non sarebbe né etico, né morale. Ma cos’è “etico” e cos’è “morale?” Esiste una differenza? E se c’è, qual è? E chi ci governa la conosce? Ma forse è il caso di giocare con il sinonimo di “etico” per comprendere il primo, affinché ci chiarisca il secondo?
Tra le tante domande che mi pongo, c’è né una che non posso fare a meno di palesarvi: i politici sono uomini “etici” o “morali”? Perché seppur conoscano il significato dei due termini, che la maggior parte delle persone, in base al contesto, riescono bene o male ad applicare, è pur vero che il dimostrare di sapere di cosa si stia parlando, non sta nel fatto di snocciolare la solita spiegazione che mette in luce “Etico” come lo studio filosofico universalmente noto del bene o del male e quindi, indicante la morale, che è l’insieme di consuetudini sociali legate agli usi e costumi di un popolo, un gruppo o un singolo individuo.
Insomma, per intenderci, ma il nostro governo è “etico” o “morale”? E il popolo italiano? E c’è veramente una differenza? E se c’è, qual è?
Giusto per capire se esista un minimo di etica comportamentale da chi ci governa, o se la morale è ancora una componente importante nella nostra società attuale ed è perseguita dalla nostra classe politica. Quindi, oltre al Tricolore, cos’altro accomuna i signori della politica con la gente che li vota?
Le “escort” termine rinverdito e corretto indicante di chi pratica la “professione” nel “mercato rionale” di carne umana più vergognoso del mondo, pare trovare tutti in perfetta sintonia: Paese reale e Paese ideale. Ma dove sta l’etica… e dove la morale?
Ma puntare il dito trasforma la morale in bigottismo e non va bene. Ahimè! Ma come possiamo allora leggere il termine in un simile contesto, senza dar la sensazione di esser in odor di moralismo? E l’etica, che della morale è parte integrante, finirà col sposare un “giacobino” pensiero se ci lasciamo scappare una riflessione?
Due termini, un solo significato, fermo restando che uno (morale) deve essere interpretato come oggetto dell’altro:etica.
Un uomo etico conosce ed intellettualizza ciò che è bene e che è male, questo a significare che ha ben chiaro il concetto di fedeltà, per esempio verso una donna, la Patria, una causa; l’uomo morale, genera l’azione, mostrando una condotta rispettosa delle regole che compongono la nostra società…quindi, un uomo “etico” sa cos’è la fedeltà; il morale, la pratica e basta! Ma forse in questo Paese non è nemmeno importante interrogarsi sui questi termini, che se sentiti e perseguiti, conducono ai veri “valori”: la famiglia, la Patria, i figli, l’onestà, … già!…Non ha nessun senso che io vi abbia tediato con una riflessione sull’etica e sulla morale, mancando i valori, che senso ha chiedersi cosa significhino questi termini, non generando nulla, non esistono.