Politicando
CHI HA UCCISO LA MEDIAZIONE E CHI LA PIANGE
Ci sono certe parole che ad un certo punto escono dal vocabolario. “Mediazione” è una di queste, ne facevamo largo uso anni fa anche noi che eravamo i terribili comunisti mangiatori di bambini. Soprattutto le restituiscono il significato, che non è “inciucio” (oltretutto io darei venti anni per il reato “offesa alla lingua italiana” a chi ha inventato questo termine), ma “confronto per ricercare la soluzione migliore per TUTTI”. TUTTI è la chiave della definizione. Perché quel “TUTTI” rimanda all’interesse generale. Cioè quello che deve essere il fine di ogni operazione politica di respiro.
Nel muro contro muro invece non si ricerca l’interesse di TUTTI, l’esito è che alcuni vincono tutto e gli altri perdono, una parte emerge e l’altra soccombe. E alla fine perdono TUTTI, perché perde l’interesse generale. E se Ciliberto ha dovuto ricorrere ad una colta ricostruzione per risalire a chi ha ucciso la mediazione, cioè “la fine della politica di massa e dei partiti che hanno strutturato la vita della prima Repubblica”, invece è facile riconosce chi la piange: TUTTI, l’interesse generale. Ridono solo i poteri forti che possono imporre il loro interesse particolare. Ridono i conservatori che così possono impedire qualunque passo avanti. Perché la mediazione è cammino: parte dal luogo dove si collocano le posizioni opposte e conduce in un posto più in là nell’orizzonte. Che può essere più vicino alle posizioni di una parte o dell’altra, dipende dai rapporti di forza, ma è comunque un superamento dell’ordine precedente.
E’ lo schema di tutti i conflitti gestiti sensatamente, ce l’ha insegnato la storia del movimento operaio: non ci sono conquiste se l’arroccamento sulle posizioni non porta ad una soluzione condivisa, un patto più o meno favorevole a questa o all’altra delle parti, ma comunque più soddisfacente della disfatta. O dello scontro permanente, che sarà pure epico ed esaltante ma inconcludente: non ti fa raggiungere nessuna tappa che ti permetta di dire: “Ok! Qui abbiamo piazzato la nostra bandiera per ora, da domani si ripartirà da qui”. E vale per i diritti civili: se le posizioni contrapposte rimangono “unioni dei gay disastro dell’umanità” e dall’altra parte “matrimonio o siete omofobi” e non si attiva il dialogo rassegniamoci all’esistente: niente! Un capolavoro di conservatorismo! Il bigottismo più retrivo vince tutto e i progressisti perdono tutto, ma chi perde di più è l’interesse generale che reclama di rimediare alla vergogna della totale assenza di diritti per le coppie omosessuali. Cioè perdiamo TUTTI.
Poi è sparita, ma per fortuna esistono ancora i Michele Ciliberto, che la recuperano e le restituiscono dignità.
- VIA
- Lucia Del Grosso