Il Lettorante
L’individualismo
Nella parola “individualismo” troviamo il termine “indiviso” che rimanda alla integrità, al non spezzato, al completo. L’indiviso rimanda ad una forza di compattezza interiore da parte dell’individuo che ne fa una forma di forte resistenza alle influenze esterne.
Da un punto di vista prettamente concettuale, dunque, l’individualismo ha una connotazione positiva che si riverbera sul giudizio morale stesso Buona parte del pensiero filosofico si è rivolto all’individualismo per estrarne una valutazione positiva e costruttiva. Ma noi cerchiamo di radicalizzare il senso contenuto in questo termine; se l’individuo è un valore assoluto e primario, allora ogni forma di raggruppamento, di raccoglimento, di gruppo o di insieme viene sminuita se non negata. Con la visone assoluta dell’individuo emerge una posizione ideologico-filosofica solipsistica, isolante, quasi una “monade” per usare la parola di Leibniz. Il solipsismo che proietta verso l’isolamento e l’autarchia del soggetto assume una connotazione negativa dell’individualismo. Fare da sé, respingere il contatto altrui fino al punto dal negare la necessità della presenza dell’altro è la punta estrema dell’individualismo. E’ quando la restrizione delle ingerenze dell’altro come pericolo della sua integrità, che fanno dell’individuo un valore positivo. In realtà è nell’equilibrio fra individuo e individuo nella relazione che si gioca il valore positivo o negativo dell’individuo. E’ dunque nell’ambito del rispetto della sfera individuale e del pericolo della sua integrità che si gioca il valore della libertà individuale. Libertà ed individualismo, allora. Il rispetto della libertà di ciascuno che fa dell’individualismo un valore primario. Può l’individuo rinunciare a se stesso, anche solo parzialmente? Parliamo infatti di “rinuncia” perché la intergrità del soggetto reclamerebbe la piena soddisfazione di sé da parte del soggetto. L’individualismo arriva a negare la relazione, fondamento della democrazia e perciò può politicamente essere tacciato di autoritarismo.
Il modello dell’individualista è certamente il capo unico, supremo, perché no il dittatore. L’individualismo non può essere considerato una forma di aristocrazia, tranne in un caso: F. Nietzsche, nel quale il carattere individualistico non era egoisitico o egocentrico, ma al servizio delle riflessione, della filosofai come modello di vita. Nietzche non è un “dittatore” del pensiero, tutt’altro, egli lo apre alla sua infinita “potenza”, ne fa una volontà positiva, addirittura un gioco e se esiste anche un gioco di nome “solitario”, in effetti non si gioca solo con se stessi ma si presume sempre un “avversario”. Le grandi individualità, che fanno la storia, non sono mai anch’esse solitarie. Eppure è certo che un dittatore come Hitler, forse, fu un solitario, nel suo delirio di onnipotenza. L’individualismo, dunque, ha molteplici sfaccettature, maschere perfino, esso oscilla dalla positività alla negatività perché in effetti è l’uomo ad essere al centro della storia e con l’uomo non è semplice fare i conti e se anche l’individualismo fosse una volontà di solitudine, alla fine anche questa solitudine, come insegna Zarathoustra è atta di “sette solitudini” quasi una “legione” per dirla da chi fu tentato sul monte e arrivarono gli angeli.
- VIA
- Roberto Borghesi