Editoriale
“Selfiemate” e Strategia del Piacere
Andy Warhol aveva ragione quando affermava che le persone, in cuor loro, desiderino avere almeno una volta nella vita, quindici minuti di popolarità. Forse Facebook è nato proprio per questo, sull’intuizione di un pubblicitario che disegnava etichette per scatole di zuppe.
Andy, tra un barattolo di minestra e una Marilyn a sei colori, ciò che fotografava con la sua polaroid, diventava arte; per estensione naturale alla sua geniale idea, non possiamo definire tutto ciò che è targato “selfie” arte ma va bene lo stesso, da qualche parte si andrà.
I suoi scatti riproducevano la quotidianità della gente e lo scopo, secondo l’artista, era quello di condividere momenti apparentemente normali. Che Mark si sia ispirato alle sue parole quando decise di creare faccia di libro?”…… Il 2014, a sei mesi dalla sua attesissima nascita, ha portato, per la gioia di tutti coloro che oltre al sesso non vedono che il sesso, le SELFIEMATE. Una volta c’erano le conigliette, oggi sono un prodotto obsoleto e rimangono nella memoria di pochi nostalgici. Volete mettere le ragazzine? Ma che dico ragazzine… bambine! Grazie alla tecnologia sopraffina che tutto può e tutto distrugge e al denaro di mamma e papà, i maschi in odor di pedofilia stanno aumentando vertiginosamente a causa di scatti galeotti- visti fare a mamma e papà- nei posti più disparati e ignari di esser spiati. Pensavamo che le “lolite” fossero svanite con il famoso film e una generazione ormai al tramonto, invece, siamo agli albori di un fenomeno che già ci sembra paradossale. I genitori all’oscuro di un fenomeno che porta le loro stigmate, tentano di darsi qualche spiegazione ma, di fatto, non fanno che aumentare il disgusto di una torta che mostra solo la cima con la ciliegina, ma il suo contenuto non è né dolce e tantomeno, amaro.
Volevo staccare la spina da una società becera, dove i “valori” nessuno sa più cosa siano o dove stiano di casa e, che sembra essersi rifugiata nel social network, giusto per inviare ai più, l’ultima sciocchezza che prontamente sarà presa d’assalto con un like, mentre avrà il piacere di scorrere sul tapis roulant di FB, Twitter o LinkedIn, sotto lo sguardo libidinoso di troppi uomini più o meno giovani, che popolano i post delle SelfieMate.
Non chiediamoci chi siamo ma assicuriamoci di esistere, questa è la priorità, oggi. In una società dove ci si sente trasparenti, la caccia alla stronzata è aperta e in continuo divenire e la Strategia del Piacere, che segue a ruota quella della “distrazione” di cui si sente sempre più parlare e si scrive, sposta il nostro interesse su un solo oggetto del desiderio, affinché tutto ruoti intorno al sesso che muove un mare di soldi e si circonda dall’inconfondibile profumo della vanità di esistere che tradotto in chiaro, si chiama, popolarità. Per i problemi, quelli veri, forse ci pensa Renzi. Intanto vince il tacco 12. I tre centimetri sono antiquati e sono scansate, le donne che li calzano. Troppo basso e troppo alto, fa sempre male. Pensate, pare che il cuore sia sottoposto ad un super lavoro, sia in un senso che nell’altro ma come dicevano i nostri nonni, che con le loro pillole di saggezza han rovinato (simpaticamente) la generazione di mezzo (40/50enni): “Chi bella vuol apparire, deve soffrire.”
La parte più privata delle donne è stata messa alla berlina, con pochi scatti, si ha la possibilità di far conoscere meglio e con maggiore coinvolgimento ciò che sin dai primordi, l’uomo ha sempre desiderato dalla donna ai fini di un ricongiungimento atavico che permette la riproduzione di quei frutti naturali che da sempre alimentano la specie, il suo esistere. Ma, di fatto, sono usati strumenti moderni per continuare a fare le cortigiane di un sistema complesso dove il sesso ha la sua voce in capitolo ed è la prima. Oggi le donne hanno uno SmartPhone, una ventina di anni fa, la sigaretta. Non è cambiato niente, si continua ad esistere in ragione di ciò che gli uomini di ieri volevano farci intendere con i loro “regalini”, oggi sono cambiati gli strumenti per ottenere gli stessi privilegi sessuali dalle loro prede, le donne…OPS, le bambine orribilmente truccate, che troneggiano sulla loro pagina di Facebook per il godimento di un’orda di maschi che si leccano i baffi ad ogni scatto editato.
Il distogliere l’attenzione dai veri problemi, quelli importanti e con cui combatte ogni giorno la gente, è criminale, come lo straripamento di questi fiumi di parole inutili e senza una logica apparente, che ci trova nudi davanti a tematiche di fondamentale importanza e che dovrebbero aiutare gli individui ad arricchirsi nell’animo, nello spirito, materialmente, intellettualmente, al fine di mantenere viva la materia grigia che è dormiente e alberga nei nostri cervelli per permetterci di far sentire la nostra voce, esternare il nostro pensiero….
Pensare o non pensare? Questo è il problema.
Siamo troppo occupati perché riescano a farlo e se solo ci si sdraia su un divano per una decina di minuti, si è tacciati di essere pigri, coglioni, esseri senza nessuna prospettiva di vita. Magari uno è solo stanco ma dirlo è blasfemo, quindi, l’opzione per non incorrere nell’errore di esistere, è dire che si sta “meditando” …sul come fare a pagare le tante tasse che copiose raggiungono la porta di casa.
Tutti combattiamo senza saperlo una guerra silente, permettendo alle caste, di agire sulla società un controllo che apparentemente sembra non esserci. Sono in molti a rilevare nella strategia della distrazione, l’arma con cui si sparano le cartucce contro la fantasia, l’attenzione ai veri problemi, inibendo anche i più poveri pensieri.
Ma se la Strategia della Distrazione sta creando una catastrofe senza precedenti nel 21esimo sec, è pur vero che la Strategia del Piacere è ancor più pericolosa, sta rimbambendo l’umanità intera che in un’oasi di orgasmi multipli, si muove alla ricerca di un falso bisogno che ha generando i nuovi mostri: le SelfieMate. Lo scopo di tutto questo? Seguire i soldi. I figli della generazione di mezzo, seguono il piacere che consegna loro denaro facile e non è importante come lo si ottiene ma ottenerlo.
Ragazzine senza cervello diventate selfiemate d’assalto, inseguono quel concetto di popolarità con frenetica ossessione e nella speranza di poter accumulare un migliaio di “like”, spiccioli per la ricarica o un lungo shopping in via Condotti, lasciando i genitori senza risposte, arresi all’evidenza di una moda e plaudono alle capacità indiscusse delle provette fotografe del digitale che – parafrasandone un altro (digitale terrestre)- si vede bene per quindici minuti e male per tutta la giornata…ma sempre “scatti” con effetti, identici: catastrofici.
Andy Warhol, aveva già visto tutto negli anni settanta; il suo occhio agile e polaroidizzato, l’uomo dei quindici minuti di popolarità che non si negano a nessuno, un vero mago nell’estrapolare la notizia da una fetta di prosciutto o una scatola di biscotti in una città come New York, che ha sempre dato i natali a personaggi che di nevrosi e trasparenza ne sapevano una più del diavolo che, fatto le pentole si dimenticò dei coperchi.
Nuovi protagonisti sulla scena sociale, vomitati dai rigurgiti di geni dell’immagine, sia cinematografia, sia pubblicitaria e che di Allen ha preso le nevrosi e di Warhol, tutto quello che è a portata di mano con uno scatto.
La generazione di mezzo, partorendo le “selfiemate”, hanno contribuito a condizionare anche un giornale per soli adulti Playboy. La prima Playmate del 2014, Ross va Montfort, nata a Geldrop, in Olanda e di soli 24 anni a guardarla, pare ne abbia 14. Il volto più è acerbo e meglio sposa il desiderio del terzo millennio di una società a spasso col cervello ma sempre con il cellulare tra le mani e la ragione nei calzoni.
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