Cinema & Spettacolo
I DELITTI DEL BARLUME PER UN GRAN GIALLO TARGATO MADE IN ITALY
I grandi successi televisivi di taglio poliziesco, sembrano avere tutti un identico marchio e tripletta: chi scrive e crea, chi dirige e chi, interpreta. Un esempio è dato da Il Commissario Montalbano (Luca Zingaretti) con il suo papà, Andrea Camilleri con la regia di Alberto Sironi che ha diretto sin dall’inizio i film per la TV; sono coloro i quali han saputo trasmettere la mano vincente al pubblico televisivo. Un cartolina d’autore per un meraviglioso affresco scenografico tra i più belli sul territorio e confezionato con maestria. Dalla Sicilia alla Toscana, il passo non è breve ma d’obbligo, proprio perché un piccolo capolavoro incastonato nella cangiante terra toscana- che in quanto a scenografia naturale non è seconda a nessuno- per ritrovare il tris vincente in un bar con un’insegna che ricorda quelle di pittori che saltellavano tra il mondo artistico e quello meno scintillante del lavoro come imbianchini, ma molto in voga negli anni 50/60 e un nome che è tutto un programma: I delitti del BarLume.
Lo schema è lo stesso ma sviluppato in modo creativo, essendo il locale distaccato dal rigore degli uffici di questure o commissariati e considerando che le investigazioni partono sempre da intuizioni del titolare, Massimo Viviani (Filippo Timi) coadiuvato da un gruppo di simpatici amici e avventori fissi del locale che si ritrovano, ad aiutare il giovane gestore del BarLume, nelle sue indagini.
Pilade, Emo, Gino e Aldo, questi i personaggi e caratteristi pregevoli con una vasta esperienza alle spalle nel cinema teatro e varietà. Ma al di là dei caratteristi conosciuti e validissimi che il cinema e teatro italiano annovera tra le sue file, la vera rivelazione è proprio Filippo Timi che impersona il titolare fortunato Massimo Viviani, proprietario del BarLume, acquistato dopo essere entrato in possesso di una grossa vincita. Dalla grande fortuna alla sfortuna della crisi, il passo è breve e per il Viviani (Tini), le difficoltà si intrecciano con le sue pittoresche ma intuitive investigazioni. Il Commissariato esiste anche nel ridente paesino pisano, che spesso si fa carico delle sue intuizioni per meglio entrare nelle vicende con maggiore autorevolezza e meno brutte figure. Uno spaccato di vita che non è tanto lontano da quella che noi conosciamo.
Viviani si muove in modo claudicante nella nostra contemporaneità, con tutti i problemi, annessi e connessi, che ce lo fanno piacere, amare. Ci somiglia un po’, inutile negarlo e il Tini, ben sposa le sofferenze e gioie del personaggio, nonché le sue benemerite stupidate, che ci appartengono. Ci riconosciamo un po’!
Anche in questo caso c’è un genitore come per Montalbano, lo scrittore Marco Malvaldi, penna conosciuta e che introduce in TV personaggi già apprezzati dal pubblico; è sua la sceneggiatura degli ultimi due lavori trasmessi : Aria di mare e La Loggia del Cinghiale e con il contributo di Davide Lantieri, Ottavia Madeddu, Carlotta Massimi e da Roan Johnson sua è la regia. Nicola Lusuardi è lo story edit. Marco Mavaldi,una penna originale che ha saputo valorizzare un piccolo comune che diventa l’occhio del mondo del giallo e, rende dipendenti i telespettatori che, mano mano che le vicende si dipanano davanti ai loro occhi, scoprono che le produzioni italiane possono dare dei numeri a chiunque nel poliziesco. La frequenza con cui sono proposti al pubblico, permettono al libro diventare vivo e farsi strada. E che dire di Tiziana e della bionda Commissario? Una recitazione impeccabile e che niente ha lasciato al caso per rafforzare un trittico d’autore che Enrica Guidi e Lucia Mascino, hanno trasformato in mano vincente per Malvaldi e poker d’ASSI per Sky, l’acerrimo concorrente di Rai e Mediaset. Il successo aumenta di film in film, non accenna a diminuire; i telespettatori già attendono i episodi e le guest star come Mara Maionchi e Piera degli Esposti, o chissà chi altro, ma sempre sotto la stessa insegna, quella del BarLume.
Una ventata di aria fresca che arriva direttamente dalla regione Toscana che sa sfornare personaggi che con la comicità hanno una lunga storia scritta nel DNA.
“Quanto mi piacerebbe avere un bar come quello del Viaviani…” già, e magari anche un regista come Roan Johnson, apprezzato cineasta che conserva nel suo DNA i cromosomi giusti : inglesi e italiani, per far fronte al “giallo” che rifinisce – è questo il caso del BarLume- con bel fiocco rosso da porgere ai telespettatori. Una tela che ha già in sé, il profumo del capolavoro e, come per i film di Montalbano, Colombo, Poirot, Miss Marple, Ellery Queen, sembrano sempre appena confezionati, anche se in epoche diverse; grazie al tocco di professionisti che con occhio esperto, dietro la macchina da presa, riescono a cogliere quel certo non so ché da tradurre in immagine, posso sposare anch’io la frase di molti telespettatori e dire: “Si, vorrei avere anch’io un Bar..Lume che accendesse lo spettacolo arrabbiato che ci circonda da troppo tempo, impedendo il libero divulgarsi e con maggiore intensità, di queste pellicole e giovani talenti che mostrano il vero spettacolo della vita, con Viviani, ogni volta che apre il suo BarLume.
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