L'Opinione di
UNA VOLTA LE DONNE ERANO DELLE MAMME
Non parleremo certo del film rappresentato dalla locandina, nella sezione dedicata alla ‘cinematerapia’, lo troverete analizzato dalla Dottoressa Nerina E. Zarabara, che conosciamo molto bene e spesso presente sulle pagine del nostro magazine; i libri da lei scritti, indagano la coppia e la difficoltà di viverla e farla crescere, nel modo più armonico possibile, da uomini e donne.
Oggi è la Festa della Donna, ogni volta mi domando sempre del perché continuino a farla, visto che, a parte il divertimento di ricevere della mimosa- chi vi scrive ama spendere anche ciò che non ha, idealmente- proprio perché i piccoli gesti, un pensiero rivolto solo a te, anche se riconducibile ad un grande business, fa bene al cuore della donna, che non è come gli uomini, non lo è mai stata e mai lo sarà. Non ricondurrò il filo dei miei pensieri alla solita frase trita e ritrita: ‘Gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere’, ma alle mamme, le ‘vere ‘ donne, che a suon di sacrifici, sudano e vivono ogni momento della loro vita, per far crescere i loro figli, anche se poi, l’uomo con il quale hanno deciso di farli nascere, se li riprende con un terribile gesto. Sta diventando un comportamento cui si fa riferimento sempre più spesso.
Non oso pensare a come possa aver accolto la notizia, quella mamma distesa su un letto di ospedale, Antonietta…delle sue bambine uccise da un marito. Tutti sapevano della crisi depressiva terribile di quest’uomo; Luigi Capasso, aveva dato pensiero a sua moglie, era stato segnalato sul posto di lavoro a causa della sua aggressività, ed essendo egli, un rappresentante dell’Arma dei Carabinieri, più di ogni altro, avrebbe dovuto essere messo nelle condizioni di non nuocere, invece, è successo. L’uomo che si faceva ritrarre insieme ad Antonietta e alle sue due figlie, sorridente e con atteggiamento sicuro di sè, che pubblicava selfie di famiglia ed ogni loro sorriso, su Facebook, registrava tutto quello che faceva con loro: conversazioni con le figlie fatte al telefono, con la moglie e inoltre, aveva programmato di lasciare i soldi per il funerale per tutte e tre e 5000 euro per l’amante.
C’era premeditazione in ciò che è accaduto orrendamente nella sua casa. Il modus operandi l’aveva studiato e messo in pratica. Nessun raptus. Questa donna aveva paura ma come molte altre donne, non è stata ascoltata o non è stata presa sul serio dalle Forze dell’Ordine. Il risultato? Lo conosciamo tutti. Antonietta voleva proteggere le sue figlie e se stessa, sapeva della sua pericolosità, viveva nel terrore nonostante lui, tentasse di rincuorarla ogni volta che cercava di vedere lei e le sue figlie (si stavano con fatica separando).
Antonietta, aveva ragione e la società, torto! Si, perché è questa società, costruita ad immagine somiglianza dei piaceri e voleri dell’uomo, ad essere la vera colpevole e nonostante la donna abbia fatto passi da gigante nella vita, nella professione, le differenze ci sono ancora e sono tante. Se credete che il clima di impunibilità che si respira e di cui molti si dolgono, sia arrivato a livelli altissimi, non è niente al confronto di cosa significhi per una donna e per questa “mamma” e le altre due piccole vittime, Alessia e Martina.
Le donne sono diventate le vittime sacrificali di una visione troglodita che l’uomo ha della sua compagna. Con la clava sulla spalla, tirava dietro di sè, la sua preda, afferrandola per i capelli. Questa è l’immagine che resiste nell’immaginario collettivo “maschile” e la stessa che stiamo alimentando sui social.
Buona Festa delle donne alle mamme, affinché, oltre al lavorare, ad ogni ora del giorno e della notte, per aggiudicarsi la migliore tecnologia del mondo per farsi dei “selfie”, si ricordino della solitudine in cui vivono questi bambini, maltrattati negli asili, nelle scuole, sedotti e terrorizzati nella vita e che non riescono a condividere e capire le loro paure, a causa di genitori troppo stanchi per raccogliere i loro sguardi che chiedono attenzione e un po’ di tempo in più per loro, magari per giovare solo un po’.
Quando le donne erano anche mamme, la famiglia era lo spazio sovrano in cui esprimere il calore necessario che faceva sentire i bambini in un’isola protetta, al sicuro, dove il papà, aveva un suo ruolo specifico e le maestre erano adorabili e che non vedevamo l’ora di incontrare il giorno dopo. C’era il boom economico, la cinquecento, la lavatrice e il frigorifero, i nonni e tante sedie davanti al televisore, dove i vicini si volevano più bene di oggi. Ora le mamme non ci sono più, il loro ruolo si è evoluto a manager, la loro casa sembra un’azienda e i componenti della famiglia, soldatini e soldati, pronti, ognuno a fare il proprio dovere e se qualcosa sfugge, ci pensa Google a ricordarcelo o, a spiegarcelo o qualche bulletto a strapazzare il frutto del loro AMORE.
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