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Manuale di danza del sonnambulo
Manuale di danza del sonnambulo (Mira Jacob-2014)
Il romanzo di esordio di Mira Jacob colpisce la mente del lettore e affonda la lama nello spazio più profondo dell’ anima, al punto che ti viene da sorridere pensando che la storia che stai leggendo non è quella della tua famiglia ma potrebbe esserlo. I protagonisti del dramma familiare sono autentici e totalmente nudi si mostrano per quello che sono: pregi, difetti e nevrosi comprese.
Ho trovato interessante la suddivisione dei capitoli che narrano a fasi alterne, ciò che accadde durante gli anni della pre-adolescenza di Amina, in particolare nel periodo del trasferimento dall’India al New Mexico, e la richiesta di aiuto che la stessa si trova a gestire nel presente da adulta. Il romanzo comincia con una telefonata misteriosa, che Amina riceve da Kamala (la mamma), preoccupata per la salute del padre Thomas, quest’ultimo chirurgo di prestigio e stacanovista per eccellenza, da qualche tempo avrebbe attivato un insolito rituale: alzarsi la notte e parlare per ore da solo.
Apro una parentesi su Kamala, questa mamma indiana, instancabile che cucina chutney, riso e piatti prelibati di carne e pesce, affannandosi a soddisfare tutti, gelosa dei ritardi del marito, rompiscatole e un po’ ficcanaso nei confronti dei figli Akhil e Amina, è in definitiva il personaggio più azzeccato del romanzo. Vedo Kamala come l’archetipo materno per eccellenza, non si arrende mai e se non sapessi che nelle sue vene scorre sangue indiano, per me potrebbe essere una qualsiasi mamma del pianeta. L’esperienza di integrazione non è facile per Kamala, è quella più attaccata alle sue radici, ha mantenuto le tradizioni culinarie, l’abbigliamento e le abitudini del suo paese di origine, rispetto agli altri componenti della famiglia Eapen che si sono più americanizzati. In ultimo, come giudicare i litigi con il marito Thomas, solo l’espressione di una moglie gelosa e insoddisfatta? No, Kamala ha accettato di trasferirsi spezzando il legame con la famiglia di origine, per amore di Thomas, appoggiando la sua carriera di chirurgo, tuttavia non accetta di perdere sé stessa; dice Amina “-è l’America la causa dei litigi dei miei genitori!”
Ironia e dramma si amalgamano come gustose salse indiane, dal sapore agrodolce, condite con le lacrime e le risa di una famiglia imperfetta e il sangue di una ferita che non si può rimarginare. I dialoghi sono realistici e taglienti, ti danno la sensazione di essere dentro quella casa, Amina si comporta come un’adolescente ribelle, oppositiva verso la madre e piuttosto stronza con la cugina che cerca di aiutarla. Psicologicamente è rimasta ancorata a un episodio del passato che ha letteralmente frantumato il suo senso di sicurezza, la tragica morte di Akhil, il fratello intelligente e provocatorio, colui che avrebbe avuto una vita di sicuro successo, che lei ammirava terribilmente. Questo dolore le si è incollato addosso, così come la sua “età adolescenziale” che Amina mostra con il suo atteggiamento vittimistico e ambivalente.
Dentro questo caos, Amina si risveglia e cerca di correggere il comportamento dei suoi genitori, e di aiutare il padre Thomas ad affrontare la malattia che catalizza l’attenzione di tutti, famiglia, vicini di casa e parenti acquisiti. Tutti si muovono in aiuto di Thomas con passi da elefante, impacciati e generosi.
L’apparente follia di Thomas, il fatto che parla con gli spiriti dei suoi parenti (deceduti vent’anni prima in un terribile incendio) , è un modo alquanto originale e dal sapore freudiano di elaborare il dolore, si perché è solo ripercorrendo il doloroso trauma della morte insensata di Akhil che gli Eapen troveranno la pace. Amina riuscirà anche a fare quello che temeva di più, amare. Persino la scelta del partner non è casuale, richiama sempre il concetto che nel passato troverai la cura alle tue ferite, Amina infatti tornando in New Mexico incontra per caso Jamie, il ragazzo per cui aveva una cotta al liceo. Lui è l’unico che può farla innamorare, ed è il solo che può capire cosa ha provato Amina quando Akhil è morto. Il perché lo troverete nel libro, così come dentro le pagine comprenderete il senso della danza del sonnambulo, anche qui il passato ritorna a bussare alla porta degli Eapen, ma non fermatevi all’apparenza.
La danza nella vita!! : Manuale di danza del sonnambulo è una metafora della vita, un’oscillazione in avanti e indietro del senso delle cose che ci accadono, forse anche tu come Amina ti trovi davanti a un bivio, e non devi decidere solo quale direzione prendere ma anche come, pensi di essere sola e non ti rendi conto che le persone attorno a te possono trasmetterti un potenziale, delle risorse che non devi sprecare. E’ dentro questa danza che la vita scorre, non avere paura di affrontare il passato, ma una volta compreso, accettalo così come è, non pretendere di modificarlo, vai avanti, pretendi di andare avanti! proprio come fa Amina. Tutto ha un senso se lo si lascia scorrere.
Nerina Elena
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