Vignettopoli
EMERGENZA RIFIUTI “DALLA MERDA SI FANNO I SOLDI”
Roma. Una notizia, proprio del 5 luglio 2007 porta in rilievo come in Italia stia crescendo il “fermento” (così lo definisce l’autore dell’articolo) per il problema rifiuti. Il Governo pone alla Camera la questione di fiducia sul decreto legge per il contrasto dell’emergenza rifiuti in Campania. Finalmente, almeno sembra, il nostro Governo sta cercando, di fare qualche cosa per risolvere un problema che sta dilaniando una delle pi belle regioni del Meridione d’Italia, triste vessillo di un grave problema.
Chi conosce Napoli non può avere rimosso le immagini di qualche giorno fa che rappresentavano quello che sta succedendo in una città meravigliosa, purtroppo, deturpata da cassonetti trasbordanti, oramai nascosti dall’incredibile quantità di rifiuti prodotta dai suoi abitanti. Immondizia giacente nella canicola estiva, incendiata proprio come accade durante le peggiori pestilenze, in segno di protesta di cittadini stanchi, sfiniti, dal monopolio rappresentato dalla malavita in quella che dovrebbe essere l’attività – controllata – della sua raccolta.
Nella nostra “cultura domestica” entrato prepotentemente un nuovo status vivendi, quello che viene definito “raccolta differenziata”. Accettata, pi o meno, di buon grado rientrata in quelli che Costituzionalmente vengono definiti “doveri del cittadino”. Ebbene sì, oltre che recarsi a votare, pretendere l’istruzione, pagare le tasse, dobbiamo anche differenziare i nostri rifiuti. Oggi, il vecchio “sacco nero” è andato in pensione. Non abbiamo più un solo “bidone” in cui riporre i gli scarti della vita di tutti i giorni; non più un solo sacchetto, ma almeno quattro bei contenitori e altrettanti coloratissimi sacchettini. Quello per l’umido, quello per la plastica, etc. etc. Nell’era moderna, la donna, “angelo della casa”, oltre che madre e moglie deve assolvere un altro importante compito: aiutare l’ambiente e coloro che con esso operano. Infatti, proprio noi donne, ci troviamo sempre pi spesso alle prese con un vero e proprio ragionamento, necessario, per devolvere la nostra immondizia. Prima svuotavamo una bottiglia d’acqua – minimo – al giorno per combattere gli in estetismi della cellulite, oggi svuotiamo la stessa bottiglia d’acqua, anche, per contribuire al suo riciclo e per collaborare con chi tenta, tra le altre cose, di proteggere l’ambiente.
Ci va ancora bene se il tanto prezioso liquido che ci compone per il 90% contenuto nel vetro. Infatti , da anni, prassi comune buttare il materiale vetroso in appositi cassonetti verdi, che quando vengono svuotati creano roboanti echi nell’atmosfera. In questo caso, “inquinamento acustico” a parte tutto fila liscio. Ma se accade, che l’acqua contenuta in una bottiglietta di plastica? Qui scatta la valutazione e con essa l’organizzazione del primo “anello”della catena del riciclo e del recupero dei nostri rifiuti. Innanzitutto, preciso, per rispetto agli operatori nel settore, e per una questione di cultura generale che la nostra bottiglietta definita “di plastica” in realtà di un materiale che si chiama PET ovvero, chimicamente, polietilentereftalato. Forse se la dovessimo definire con il linguaggio tecnico, ci sembrerebbe di svolgere, con la differenziata chissà quale tipo di attività chimico-imprenditoriale. Ci sembrerebbe quasi un onore poter esporre il sacco giallo dei nostri scarti di polietilentereftalato. Pensiamo quale vanit susciterebbe in noi lamentarsi dal parrucchiere, perché prima di recarvisi abbiamo posto fuori dal nostro ingresso il sacco contente il polietilentereftalato. La differenziata, per noi comuni mortali continua ad essere, nella maggior parte dei casi solo un impiccio in pi che nuoce alla nostra routine quotidiana. Per altri, però, diventata un business.
Il COREPLA – Consorzio Nazionale per la raccolta e il riciclaggio e il recupero dei rifiuti di imballaggi di plastica – ne la dimostrazione. Tale Ente vede i natali grazie al cosiddetto “Decreto Ronchi” – Decreto Legislativo nr. 22/97 – e viene istituito allo scopo di organizzare la raccolta di imballaggi di plastica garantendone poi, il recupero e il loro riciclo. Oggi conta di 2.150 imprese consorziate, operanti in svariati settori della plastica. Alcune di queste imprese la producono, altre, invece, si occupano della trasformazione del moderno derivato del petrolio, attraverso appunto il riciclo. Il COREPLA, per un certo periodo di tempo pubblicizzato in televisione da un’elegantissima Lilly Gruber reduce da un viaggio a Bagdad o, in procinto di partire come inviata di guerra, ha diverse finalit e svariati scopi. Coordina il sistema industriale per il recupero degli imballaggi di plastica, definiti in gergo tecnico, sicuramente pi elegante “prodotti del post-consumo”, promuove la ricerca e l’innovazione tecnica; supporta i comuni nella raccolta differenziata. Dulcis in fundo coinvolge, meglio impone, ai cittadini quella che una sensibilizzazione sulla sua attività di riutilizzo o recupero, che dir si voglia, dei nostri, in gergo comune, rifiuti. L’Italia ancora carente dal punto di vista impiantistico in questo settore. Infatti anche per lo “scandalo rifiuti in Campania” si trova sempre di pi sotto il mirino sanzionatorio dell’Unione Europea attenta e preoccupata al problema rifiuti. Uno degli slogan che COREPLA usa per tentare di convincere la cittadinanza sull’importanza del suo operato sta nel sensibilizzare, noi produttori del “post-consumo” che tutto ci che gettiamo in pattumiera ce lo ritroviamo addosso. S cari lettori, proprio così non solo uno slogan.
Quando gettiamo la nostra tanto usata bottiglietta di plastica, stiamo dando la materia prima a tutte quelle imprese che da essa ne ricavano altri prodotti. Involontariamente stiamo fornendo il materiale di apporto per il nostro maglione che ci coprir nelle gelide giornate invernali. Tutte le volte che ci accingeremo a comprare un divano, dovremo abituarci a pensare che quei soffici cuscini che lo compongono non sono altro che tante bottigliette di plastica da noi buttate e rigenerate: fiocchi leggeri e morbidi sopra i quali, dopo avere staccato un pi o meno cospicuo assegno, appoggeremo il nostro “pop”. Pensate un po’ che quindici bottigliette di plastica da noi consumate ci “regalano” un bellissima felpa. Con venti avremo addirittura un plaid! Coraggio Amici, beviamo tanta acqua!! Ma non solo per fare “plin-plin”così ci rifacciamo guardaroba e arredamento di casa. E chissà che aiuteremo anche il nostro tanto amato “Ambiente”. Lancio agli operatori del settore l’appello a una risposta a questo quesito Lascio a loro, con le loro competenze tecniche il compito di erudirci su questo argomento. Spero che questa volta ci siano delle risposte concrete, che ci facciano compenetrare il problema. Infatti siamo continuamente bombardati da notizie di chi contro termovalorizzatori, impianti industriali, centrali nucleari, ma mai nessuno di corrente inversa, ci fa intendere quale sia la reale efficacia e quali siano i reali benefici di queste attività , che come ho detto coinvolgono tutti noi.
- VIA
- Silvia Vimercati
Leave a comment