Vignettopoli
IL DUCE E IL VOTO SEGRETO
I miei più vivi complimenti alla nostra grandiosa società civile che reclama a gran voce il voto palese sulla decadenza di Berlusconi, impippandosene dell’art. 113, comma 3 del Regolamento del Senato che recita: “Sono effettuate a scrutinio segreto le votazioni comunque riguardanti persone e le elezioni mediante schede”.
Siccome persona, e non un cavallo, lo è pure Berlusconi, anche se di condotta non proprio adamantina; e siccome il comma non riporta, in virtù del principio di astrattezza delle norme ” ….. riguardanti persone, tranne Berlusconi ….” ne devo dedurre che la decadenza di Berlusconi debba essere votata a scrutinio segreto. Perché se non mi sbaglio nello Stato di diritto, non vale il principio del contrappasso, per cui chi si è fatto le leggi ad personam poi deve subire leggi contra personam. Secondo me deve subire le leggi e basta. E le menti brillanti grilline si sono anche spinte a proporre di cambiare il Regolamento del Senato per l’occasione.
Siccome penso che non possa essere frutto di così abissale imbecillità, non può essere altro che propaganda, fuffa, cortina fumogena. Perché la prima genialata, ossia il voto palese in violazione del Regolamento, presterebbe materia a Berlusconi per invocare gli organi di giustizia sovranazionali per gravi violazioni di diritti costituzionali; e la seconda, ossia la modifica della norma, richiederebbe tempi tanto lunghi che ci potremmo sorbire il Cavaliere ancora per anni in Parlamento, se non fosse per la sentenza sull’interdizione dai pubblici uffici prevista per il 19 ottobre.
Ma in Italia il clima è talmente imbarbarito che si fa passare per grande conquista civile l’abolizione totale del voto segreto. Ah sì? Aricomplimenti! Informate Grillo che il voto segreto era previsto addirittura nello Statuto albertino del 1848, all’art. 63, che recitava: “Le votazioni si fanno per alzata di mano e seduta, per divisione e per scrutinio segreto. Quest’ultimo mezzo sarà sempre impiegato per la votazione del complesso di una legge e per ciò che concerne al personale”. Questa norma era diretta a proteggere e a garantire la libertà e l’autonomia dei parlamentari da controlli e ritorsioni da parte del Re. E chi l’ha abrogata? Quel campione di democrazia del Duce! Il 9 novembre 1926 si doveva votare la mozione per far dichiarare decaduti gli Aventiniani. Si votò a scrutinio segreto e i parlamentari del Listone fascista (gli Aventiniani non votarono) non si espressero all’unanimità per approvare la mozione: dieci votarono contro. Evidentemente la loro coscienza non accettava questo vulnus alla democrazia. La decadenza, votata a scrutinio palese in violazione della norma, invece passò all’unanimità e dei dieci voti contrari non ci fu più traccia. Spariti, soffocati dal clima di intimidazione del Regime. Mussolini poi abrogò definitivamente la norma sul voto segreto solo nel ’39, anche lui ebbe remore per tanti anni prima di eliminarla.
Ci vogliamo appendere questa bella medaglia? E oltretutto stupidamente, dato che la sorte di Berlusconi è comunque segnata? Ma la pericolosità di questa ennesima uscita di Grillo non risiede nella sua effettiva realizzazione, che non avverrà mai, ma nella veicolazione nel senso comune di una concezione aberrante della democrazia. Ma di questo Grillo non si preoccupa, per loro è più importante che Grillo dal suo “tabernacolo” (cit.) riesca a controllare le sue truppe peppiane in Parlamento. La prossima volta che salgono sui tetti per difendere la Costituzione si portassero dietro qualche libro di storia, così si eviteranno in futuro di replicare le gesta del Duce.
- VIA
- Lucia Del Grosso
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