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Il potere della voce secondo Alan Cowen
La voce umana è uno strumento molto importante per comunicare emozioni, le nostre parole veicolano vissuti emotivi che non sono mai slegati dal contesto in cui si manifestano, per esempio una mamma che richiama con la sua voce il figlio che si è allontanato, a seconda del tono della voce, della modulazione e delle emozioni che sta provando ( rabbia, ansia, serenità… ) il suo richiamo acquisterà un significato sempre diverso. Chi riceve il messaggio interpreta dal tono della voce più che dalle parole, le intenzioni dell’emittente. Questa dinamica si ripete in svariati ambiti, professionali, scolastici, amicali etc…e con sfumature anche più complesse, pensiamo per esempio che diversi studi dimostrano che anche le prosodie o suoni non verbali come vocalizzi, sospiri, gemiti, urla, mugugni, ecc, danno numerose informazioni circa il vissuto emotivo e le intenzioni di chi li emette e sono nel medesimo istante e con la stessa intensità capaci di condizionare anche le emozioni di chi le riceve. La recente ricerca di Alan Cowen, psicologo e ricercatore della Berkley University, approfondisce lo studio e l’influenza dei suoni non verbali. Insieme al suo team, ha condotto uno studio sulle emozioni e i suoni non verbali ( Alan Cowen et al., “Mapping 24 Emotions Conveyed by Brief Human Vocalization“, American Psychologist, Dicembre 2018). I risultati della ricerca pubblicata sulla rivista dell’American Psychological Association, definisce le caratteristiche delle “esplosioni vocali” e la loro capacità di trasmettere ben 24 tipi di emozione fra gli esseri umani.
Gli scoppi vocali, come anticipato, sono brevi suoni non verbali che emettiamo per esempio quando urliamo, ci spaventiamo, ridiamo, ecc. Nel mondo scientifico si ritiene che siano precedenti alla comparsa del linguaggio ed abbiano precursori nei mammiferi: nei primati, ad esempio, sono state studiate le principali vocalizzazioni per cibo, sesso, aggressioni, ecc…, negli esseri umani la capacità di riconoscere emozioni da questi suoni emerge a 2 anni ed è stata osservata in più di 14 culture differenti.
L’importanza delle esplosioni vocali – affermano gli autori – è data dal fatto che trasmettono anche informazioni che orientano le azioni degli ascoltatori. Per esempio, i bambini sono quattro volte meno propensi a giocare con un giocattolo se un genitore emette un suono di disgusto. Inoltre, questi suoni possono provocare specifiche risposte cerebrali: le urla, ad esempio, attivano l’amigdala.
Nella fase sperimentale, i ricercatori hanno registrato più di 2000 esplosioni vocali sottoponendo in una prima fase espletata in laboratorio, i soggetti all’ascolto di registrazioni di suoni che dovevano valutare in base a emozioni, significato e tono positivo o negativo. L’indagine è stata replicata in una seconda fase, fuori dal contesto di laboratorio, per comprendere la reazione emotiva di chi ascoltava le emozioni di fronte a determinati scenari con suoni presenti nel mondo reale e quindi non prodotti in laboratorio. L’indagine di Cowen e del suo team si è avvalsa di strumenti tecnologici come app, video, filmati scaricati da internet e dall’analisi delle risposte date dai partecipanti ai suoni e alle vocalizzazioni, sono emerse 24 categorie di emozioni: divertimento, imbarazzo, trionfo, euforia, disprezzo, disgusto, tristezza, adorazione, simpatia, angoscia, dolore, rabbia, delusione, desiderio, soddisfazione, sollievo, estasi, confusione, interesse, soggezione, realizzazione, sorpresa positiva, sorpresa negativa, paura.
Per rendere più chiaro l’esperimento, il team di Cowen ha realizzato una mappa interattiva delle vocalizzazioni, per chi fosse interessato ad approfondire, è stato realizzato un audio che si può consultare (on lines3-us-west-1.amazonaws.com/vocs/map.html ), dove sono contenuti oltre duemila vocalizzazioni, raggruppate in 24 categorie di emozioni. La localizzazione spaziale delle emozioni, permette di vedere esattamente da cosa l’emozione è composta: alcuni scoppi vocali, infatti, pur facendo parte di una precisa categoria, possono essere in realtà formati da percentuali diverse di altre emozioni (per esempio 50% paura + 42% sorpresa negativa + 8% desiderio)”.
Nella sua ricerca il Dott. Cowen spiega che “ La mappa interattiva può essere utilizzata per insegnare a robot e assistenti digitali a riconoscere le emozioni umane dall’ascolto di semplici vocalizzazioni, ma soprattutto potrebbe rivelarsi molto utile in ambito clinico, per aiutare pazienti affetti da disturbi come quelli della sfera emotiva, demenza, autismo. Secondo Cowen, infatti, la mappa descrive quelle emozioni vocali che una persona con un disturbo potrebbe aver difficoltà a comprendere: campionandone i suoni, sarebbe possibile verificare se il paziente riesce o meno a riconoscere le diverse sfumature esistenti per esempio tra timore e confusione.”
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