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Il malinteso di Irene Némirovsky
Il Malinteso di Irene Némirovsky
Da qualche tempo, sto leggendo tutta l’opera di Irene Némirovsky, e ho deciso per la mia rubrica di psico-recensioni di scegliere uno fra i suoi racconti. Ce ne sono tanti e bellissimi, ogni tanto vi delizierò con la sua opera. Come sapete non mi dilungo nella descrizione biografica e letteraria dello scrittore ( per quello c’è Google) , e tuttavia Irene Némirovsky non necessita di presentazioni. Solitamente preferisco entrare spedita nel tessuto del romanzo.
Il Malinteso narra di una storia d’amore sofferta, e nel complesso piuttosto ordinaria. Ciò che la rende speciale è la caratterizzazione psicologica dei protagonisti, tanto che la vicenda sembra un vero e proprio copione che a dispetto dell’epoca in cui la storia viene narrata, è adattabile ai giorni nostri.
Siamo negli anni Venti, la Grande Guerra si è conclusa da pochi anni, e Yves Harteloup dopo l’impegno nelle forze belliche che gli ha valso il riconoscimento della Croce di guerra, lui benestante di famiglia ma orfano di genitori, se ne ritorna a Parigi. Qui scopre di aver perso molti soldi nelle azioni di famiglia e di essere vicino alla soglia della povertà. In occasione di un breve soggiorno estivo a Hendey, incontra la splendida Denise Jessaint, madre della piccola France e sposata a un facoltoso uomo d’affari, Jacques Jessaint.
Denise è la classica moglie bambina, viziata e annoiata. Yves vede una gentilezza d’animo nella ragazza e quella dimensione di nobiltà, che lui a causa della guerra ha perduto. È palese sin dall’inizio quanto siano diversi, eppure fra i due scatta una relazione illegittima.
A Parigi, cominciano a frequentarsi, eppure gli attimi rubati non sembrano bastare a Denise, la quale manifesta fin da subito un atteggiamento di disperata frenesia verso Yves, è gelosa e lo vuole vedere più partecipe. Ma Yves è fragile, sopraffatto da un amore più grande di lui, che forse essendo orfano di madre, non ha mai veramente conosciuto. Per di più è afflitto da problemi di denaro. Denise e Yves cercano l’amore in cose diverse, e qui si attiva il copione. O se preferite, uno schema comportamentale che affligge molte coppie: perché lui non mi da di più? Perché lei non mi cerca come la cerco io? Perché non capisce che voglio solo starmene tranquillo?
Yves si sente soffocare dall’amore di Denise, lui sa che non saranno mai una coppia vera e lo ha accettato, gli basta stare bene con lei. Denise al contrario si comporta come fanno molte amanti nella medesima situazione. Annoiate dal matrimonio vogliono sentire il brivido romantico, la leggerezza della passione, quell’amore folle da ragazzini che ti lascia con le farfalle nello stomaco. Yves desidera solo stare bene nel momento e non pensare ai suoi problemi economici. Ma Denise lo vede triste, afflitto e secondo il suo punto di vista, lui non partecipa abbastanza nel rapporto. Quindi che fare?
Forse Yves Harteloup è imprigionato dentro un nodo psicoaffettivo, del resto suo padre era un nobile con il vizio del gioco d’azzardo che lo abbandonava in giro, per andare a giocare alle corse. E poi c’è stato il trauma della guerra che lo ha cambiato. La scrittrice ci presenta nei primi capitoli, il quadro psicologico di Yves, parlando del suo background familiare disfunzionale, ovvero la morte precoce della madre e il padre giocatore d’azzardo. E ci illustra in modo sublime il malessere di Yves, come un veleno che lavora dentro la sua anima giorno dopo giorno, instillando odio verso coloro che non hanno sofferto come lui. Chissà, forse è per questo che non si fida abbastanza della viziata Denise e non gli racconta cosa lo agita? Per non parlare poi di come si comporta nel finale della storia, il modo in cui Yves chiude la relazione, rappresenta una reazione piena di aggressività e sfiducia.
Consigliato a tutte le donne bambine che continuano a cercare il principe azzurro o il “figaccione “ forzuto in stile Liam Hainsworth, che credono più nel sogno che nell’amore, che non sanno ascoltare il partner e si sentono incomprese. Ma è un storia che dovrebbero leggere anche gli uomini per capire che frequentare una donna, (anche quando è un’amante) diventa il più delle volte una questione di sensibilità e rispetto. E lo si comprende dalla lettura del racconto, da quello che Yves non fa. Non manca una certa dose di dramma, che piacerà alle amanti degli amori disperati, quelli che di solito non hanno un lieto fine ma insegnano sempre qualcosa.
- VIA
- Nerina Elena
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