Cinema & Spettacolo
Stephen King si confessa
Stephen King è un romanziere dalla produzione letteraria sovrannaturale, scrive romanzi da 50 anni, è anche sceneggiatore televisivo e tante delle sue storie sono diventati film di successo. Uno scrittore con all’attivo più di ottanta libri, è riuscito a far conoscere il genere horror in tutto il mondo, passando poi per i thriller con elementi di paranormale. In questa intervista, andata in onda pochi giorni fa su SkyTv, per la regia di Julien Dupuy, il re dell’horror, si racconta senza filtri e parla del ruolo che riveste la scrittura nella sua vita.
Perché abbiamo questa fame di orrore, psicopatici e morte?
<<La gente pensa che sia divertente, ma il motivo è più profondo : le persone sono preoccupate per la loro vita e vogliono liberarsi delle proprie paure, e prima di ogni altra cosa hanno bisogno di sfogare la propria aggressività. Queste storie piacciono perché la morte è una cosa grossa per la gente che sente il bisogno di prepararsi>>
L’infanzia e l’adolescenza sono temi che ricorrono nei romanzi di Stephen King, ricordiamo Carrie la ragazzina goffa della scuola sbeffeggiata da tutti, che durante il ballo di fine anno userà i suoi poteri psicocinetici per vendicarsi; oppure il Clown di IT che attira i bambini nelle fogne per poi ucciderli, chi non ha mai avuto paura dei clown da piccolo? Gli esempi continuano, Gwendy un’adolescente insicura che con la sua scatola dei bottoni, usa la magia per sentirsi più forte e controllare il mondo intorno a lei. Ma perché ricorre questo tema del passato infantile? Lo scrittore ammette di aver sofferto di incubi e fobie, e quando il padre abbandonò la famiglia da un giorno all’altro, lui aveva solo due anni.
Le sue esperienze personale e le sue paure finiscono nei racconti che scrive?
<<Certo, It ha un contenuto centrale: non potete essere adulti in questa società fino a quando non avete messo fine alla vostra infanzia! >> e continua << Noi diciamo ai bambini di 8 anni di crescere diventare grandi e loro lo fanno, con la conseguenza che la loro capacità di immaginazione si riduce, paghiamo un prezzo alto nel crescere>>
Secondo S. King è possibile insegnare agli adulti l’immaginazione, lui cerca di fare questo con i suoi libri, sfruttando la sua esperienza personale, le cose che gli accadono. Attraverso lo scrittore alcolizzato e psicotico Jack Torrence, S. King evoca i propri demoni, ha dedicato un anno della sua vita alla stesura di Shining, e durante l’intervista ammette l’idea del padre che odia il figlioletto Danny e vorrebbe ucciderlo, gli è balzata in mente, a causa di un banale incidente. Il suo primogenito, per errore gli aveva versato della birra sul manoscritto dattilografato, e lui in un attimo di nervosismo, aveva pensato di ucciderlo!
Qual è la visione che ha Stephen King dell’essere uno scrittore?
<< Ha sempre visto lo scrittore come un agente segreto dell’arte che osserva e spia la gente e scopre delle cose importanti. Un libro è più di un’esperienza emotiva, l’ho capito scrivendo Carrie quando mi sono reso conto che non è solo la storia di una ragazza con poteri psicocinetici. È una storia sul sangue e di quello che il sangue rappresenta per noi, nella vita personale e familiare, è un legame metaforico come il sangue dell’agnello che ha una valenza religiosa>>.
Che cosa ha dato Stephen King ai suoi lettori?
<< Credo di avere dato alle persone una certa quantità di piacere perverso, e credo di aver fatto fuggire le persone dalla vita quotidiana, di averle portate su treni fantasma e di averle fatte divertire. Non credo ci sia altro oltre questo, non cerco di mandare dei messaggi. Ma sono convinto che i romanzi e i racconti salvino le nostre vite, e le rendono migliori!>>
- VIA
- Nerina Elena
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