Vignettopoli
MONICA CANDUCCI L’INDIANA JONES DELL’ANIMA
Monica Canducci, originaria di Riccione, vive da molto tempo in California e si occupa da sempre di ricerca su anima e spirito, quindi le chiediamo “come nasce per Lei lo studio del rapporto fra corpo, anima e spirito?”
“Per me è nata fin da bambina l’esigenza di studiare e di trovare dei collegamenti, é stata una mia curiosità fin da piccola, momento in cui ho avuto un forte richiamo al mondo spirituale e fin da adolescente ho iniziato a leggere libri su diverse forme di spiritualità perché all’inizio, chiaramente, da bambina conoscevo solo il cattolicesimo, quello che veniva praticato nella mia famiglia. Poi, leggendo – da adolescente ero molto curiosa, ho iniziato prestissimo a leggere e studiare cose che riguardavano altre tradizioni, altre religioni, altre correnti spirituali – ho notato che tendenzialmente il cattolicesimo degli anni ’70 (io sono del ’65) ci parlava di una relazione piuttosto conflittuale fra lo spirito e il corpo – tutto ciò che era collegato al corpo ci poteva portare fuori strada spiritualmente.
In altre culture, in altre correnti religiose e spirituali notavo maggiore integrazione e non c’era questa scissione, mentre invece si parlava della possibilità di trovare attraverso il benessere e l’equilibrio del corpo, anche l’equilibrio per intraprendere un percorso spirituale.
Questa scoperta mi ha molto affascinata e a questo punto della mia vita c’è stata proprio una svolta.
All’inizio io tendevo a dimenticarmi del corpo, a negarlo, a spostarmi su un piano mentale e spirituale, a combattere perfino il mio corpo come se fosse un peso inutile. Poi ho capito che il corpo è realmente il tempio dello spirito, e che attraverso i sensi corporei noi possiamo affinare le nostre percezioni in modo tale da aumentare ed espandere la nostra coscienza e consapevolezza spirituale. Quindi ho sperimentato che il corpo non è un ‘nemico’ del percorso spirituale ma è il nostro supporto, é quello che ci serve per intraprendere un percorso spirituale, e per questo va rispettato e considerato lo strumento della nostra esperienza spirituale.
Questa, ovviamente, è la mia esperienza personale di cui parlo nei miei libri.
Per me è molto importante aiutare le persone a integrare corpo e spirito, a comprendere come attraverso il corpo sia possibile anche sviluppare consapevolezza spirituale e realizzare la propria crescita in campo spirituale”.
Come è possibile pilotare al meglio le proprie energie soprattutto per superare malattie e momenti difficili?
”Ho scritto un libro su questo argomento e l’ho intitolato ‘The Healing Attitude’, che si potrebbe tradurre come ‘L’atteggiamento di guarigione’, ma ho mantenuto questo titolo anche nella versione italiana perché è un acronimo, cioè per ogni lettera della parola ‘healing’ e ogni lettera della parola ‘attitude’ c’è un consiglio. L’atteggiamento costituisce la gran parte del lavoro da fare per superare momenti impegnativi. E quando ci sono malattie di mezzo, ancor di più. Io ho sofferto di disturbi molto gravi, una forma di infiammazione del sistema nervoso dovuta a un’infezione virale diversi anni fa che ha scatenato tutta una serie di sintomi, tra la meningite e l’encefalite. Sono stata costretta a letto diversi mesi, e mi ha salvata l’atteggiamento di voler comunque mantenere la curiosità di vedere cosa avrei potuto fare per superare quel momento. Non ho mai ceduto alla sfiducia, non mi sono mai abbattuta. Mi sono ‘allenata’ a credere nelle risorse, anche nascoste, del nostro organismo.
Io ho una grande fortuna, che è la fiducia. Fin da bambina ho avuto una grandissima fiducia nella vita, chiamiamola pure fede. Una grandissima fede o fiducia in risorse che non conosciamo ancora. Questo non vuol dire che io mi affidi all’ignoto senza fare niente. Io faccio quello che concretamente mi può aiutare per stare meglio e sostengo ogni mio passo pratico con un atteggiamento di grande fiducia. Consiglio quindi di guardare sempre verso la via d’uscita. Come si fa nel rally. I piloti che praticano rally lo sanno che se si guarda all’ostacolo che si presenta loro sul cammino, ci si va dritti a sbattere. Il nostro corpo è organizzato in modo tale che laddove guardiamo, là dove dirigiamo lo sguardo, il nostro corpo si orienta. É proprio il modo in cui il nostro cervello e il nostro corpo sono progettati, fa parte dei nostri automatismi. E allora se io sono al volante, vedo un ostacolo sulla strada e rimango fissa con gli occhi su di esso, proprio la coordinazione motoria diciamo ‘automatica’ mi porterebbe a sbatterci contro. Se invece sposto il mio sguardo sulla via d’uscita, cioè su quella parte della strada dove posso andare per evitarlo, allora il corpo istintivamente, per come siamo fisiologicamente costruiti, si orienterà verso quella via d’uscita. Le nostre mani gireranno il volante in modo automatico e istintivo verso di essa.
Questo accade per come siamo strutturati fisiologicamente: laddove guardiamo, inconsciamente, senza volerlo, ci orientiamo. E questo è valido non solo alla guida e sulla strada, ma anche, metaforicamente, nella vita.Se ci convinciamo che non c’è niente da fare, che staremo male per sempre, sarà più facile conservare inconsciamente quegli atteggiamenti che possono mantenere i nostri sintomi. Se riusciamo a orientarci verso uno stato di maggiore fiducia, anche magari ricordando i momenti migliori della nostra vita, se manteniamo la fiducia nelle risorse della medicina, interiori, ci diventa più facile trovare delle soluzioni. Per esempio, quando si pensa con gratitudine alle cose che ci possono far star bene, o che ci hanno fatto stare bene, già ci portiamo a livello fisiologico in uno stato che assomiglia al benessere. Infatti quando evochiamo qualcosa che ci fa star bene la nostra fisiologia cambia, e si modifica in maniera da farci stare meglio. Quindi. almeno nelle situazioni in cui è possibile, io invito sempre a mantenere un atteggiamento di fiducia e di apertura verso le cose che vanno bene nel nella nostra vita, le cose che ci stanno sostenendo in quel momento”.
Lo sviluppo della coscienza e il rapporto anima natura
”Questa domanda è vastissima! Direi che, nelle scelte importanti, la cosa più importante da fare è mantenere chiara l’intenzione, cioè dov’è che vogliamo andare, che cos’è che vorremmo ottenere. Quando facciamo una scelta chiediamoci cosa c’è oltre il bivio, qual è l’effetto che vorremmo ottenere nella nostra vita, e, invece di pensare all’effetto pratico a breve scadenza, pensiamo anche all’effetto che la nostra scelta potrebbe avere a lunga scadenza. Pensiamo soprattutto a come ci vorremmo sentire una volta scelta la strada. Non sto parlando di cose che materialmente vogliamo ottenere, ma come ci vorremmo sentire una volta che abbiamo preso quella decisione, una volta che abbiamo scelto. Secondo la mia esperienza, é importante ricordarci che la nostra coscienza é un po’ come un faro che illumina il percorso, illumina la strada. Ci sono delle aree che magari non riusciamo a vedere, e per questo è importante stare a contatto con noi stessi, soprattutto prima di scegliere, per cercare di capire cosa vogliamo ottenere da quella scelta, come possiamo orientare i nostri passi. Qual è l’intenzione che sta dietro la nostra scelta. Più aumentano la nostra consapevolezza e la conoscenza di noi stessi, più aumenta la chiarezza nello scegliere.
Riguardo al rapporto tra anima e natura, dipende dalle tradizioni a cui ci riferiamo.
Per esempio nella nostra tradizione, in Italia, in Europa senza andare necessariamente a guardare troppo verso l’oriente, se guardiamo a certe tradizioni esoteriche come all’Ermetismo, per esempio, si parla di Quattro Elementi della Natura, più un quinto Elemento che é l’Etere.
I Quattro Elementi (Fuoco Terra Aria Acqua) nel Medioevo venivano utilizzati addirittura per diagnosticare le malattie. I medici di allora parlavano di ‘eccesso di Fuoco, di eccesso di un Elemento o di un altro proprio riconoscendo un collegamento tra gli Elementi , il corpo umano e i temperamenti dell’Anima, cioè il carattere di una persona. Collegavano gli Elementi della Natura a delle caratteristiche dell’animo umano da cui poi dipendevano certe malattie. Questa conoscenza è rimasta disponibile attraverso l’Astrologia. In Astrologia troviamo i segni di Fuoco, Terra, Aria, Acqua e a seconda dell’Elemento manifestano tendenze di personalità e fisiologiche che li rende più suscettibili a comportamenti e anche a sintomi specifici. Nel Medioevo c’era molta più integrazione, dovuta proprio a un’osservazione della Natura. Nei tempi odierni si sta recuperando questa visione, ci sono medici psicosomatisti o psicoterapeuti che hanno un orientamento psicosomatico che si ritrovano nei simboli dei quattro Elementi caratteristici dell’anima e del corpo umano. Un’altra corrispondenza della quale mi piace parlare é quella tra i quattro Elementi, le quattro stagioni, le quattro fasi lunari e quattro fasi del ciclo femminile, che corrispondono anche alle quattro fasi principali della vita di una donna. Ho trattato a fondo questo argomento nel libro “Il Corpo Sacro” dedicato non solo alle donne ma a tutti coloro che vogliono approfondire questa corrispondenza tra Elementi, Cicli della Natura e cicli ormonali. A me piace studiare le tradizioni per trovare questi collegamenti e per riuscire a recuperare il senso di integrità, di interezza dell’essere umano. Non possiamo continuare a pensare a una scissione tra anima e corpo, o spirito e corpo. Secondo alcune tradizioni il corpo fisico è tangibile, lo spirito è qualcosa di puro e perfetto, e l’anima è quella parte di noi che, grazie al corpo e all’esperienza del mondo tangibile, diventa consapevole della perfezione dello spirito e ‘lavora’ per realizzare questa perfezione, per prenderne coscienza e comprendere che siamo tutti parte di un Tutto-Uno. Un passo alla volta, è come se dovessimo connetterci allo spirito, perfetto, tramite l’anima che costituisce la propria consapevolezza e coscienza di esistere grazie al corpo e all’esperienza corporea. Quindi la nostra vita, tramite e grazie al corpo fisico che supporta questo processo, serve a condurci a quello che possiamo definire ‘risveglio spirituale’ tramite la consapevolezza di esistere, che secondo alcuni coincide con lo sviluppo della coscienza. Senza questa consapevolezza o coscienza il nostro spirito sarebbe sì perfetto, ma non consapevole di esistere. Sarebbe parte di un Tutto ma non consapevole di esistere e di esser parte di quel Tutto. Invece, incarnandosi nel corpo fisico e passando per un processo di individuazione, inizia un percorso di riconoscimento, di distinzione dall’altro-da-sé, e in un secondo momento di riconoscimento di un Tutto di cui é parte. Quindi, grazie a questo percorso vissuto attraverso il corpo, possiamo giungere a realizzarci come esseri spirituali”.
Come avviene la guarigione interiore
“La guarigione ha bisogno di consapevolezza. Certo che possiamo guarire anche senza diventare consapevoli di cosa ha creato il sintomo, dipende dalla natura dei nostri sintomi. Se ci siamo presi un raffreddore perché siamo stati al freddo, la nostra temperatura si é abbassata, e le difese immunitarie sono un po’ scese e i virus che stanno dentro di noi anziché stare zitti buoni buoni si sono svegliati, beh, é chiaro che magari abbiamo bisogno solo di stare un pochino al caldo, abbiamo solo bisogno di recuperare senza farci troppe domande. Generalmente la guarigione ha bisogno di equilibrio, cioè il processo di guarigione ha bisogno che le nostre risorse ritornino in equilibrio e che il nostro sistema immunitario lavori bene e per fare questo ha bisogno che il nostro sistema nervoso lavori bene, perché lui che regola tutto. Noi abbiamo delle capacità di autoregolazione, e quindi di recupero, che sono favolose. Ma se la nostra energia è impegnata altrove perché siamo sempre sotto stress, o sempre di corsa, e quindi il corpo non ha tempo per recuperare, a quel punto iniziano a manifestarsi squilibri che si traducono in sintomi. Quindi il primo passo verso la guarigione è sempre prendersi il tempo per recuperare, per ricontattare le nostre risorse interiori e magari anche riflettere.
Perché il nostro corpo parla, nel senso che a volte i sintomi rappresentano e ‘parlano’ proprio di quello che nella nostra vita andrebbe rimesso in sesto, riportato in equilibrio. I diversi organi e i diversi sistemi all’interno del nostro corpo possono subire degli squilibri proprio a seconda del nostro stile di vita: la qualità del sonno, quanto dormiamo, come mangiamo (non tanto cosa mangiamo anche anche come… a ciascuno il suo stile alimentare!)… Come il nostro intestino reagisce alle cose che mangiamo, dato che è un mondo a sé e il nostro sistema nervoso e immunitario dipendono enormemente da quello che accade a livello proprio di flora intestinale. Sono tante le cose che possiamo fare per iniziare un percorso di guarigione da dentro, e il primo passo è acquisire consapevolezza di come funzioniamo. Perché se noi deleghiamo la nostra salute e la mettiamo nelle mani di qualcun altro, che sia il medico, che sia il naturopata, non importa chi… Se noi deleghiamo e non ci chiediamo “ma come mai si è presentato questo sintomo? Da dove viene? Che cosa c’è, cos’è che il mio corpo sta cercando di dirmi?” saremo sempre da capo. Quindi il primo passo per la guarigione interiore è sempre assumersi la responsabilità della nostra salute, della nostra vita: come trattiamo il nostro corpo, come interagiamo con l’ambiente, quindi cosa possiamo fare per noi stessi. E quindi è la consapevolezza di come funzioniamo”.
Il mio rapporto con la Fede e coi Grandi Maestri
“Io mi considero fortunata e benedetta da una fede istintiva. Credo di essere stata benedetta da questa grande fede in partenza, come se fosse già parte del mio bagaglio. Da bambina avevo una fiducia, una grandissima fede in un mondo spirituale invisibile agli occhi degli altri. Vedevo, percepivo qualcosa nel buio perché ero una grandissima amica del buio, mi piaceva stare al buio perché in esso vedevo delle cose ed ero certa dalla presenza di esseri invisibili, che fossero gli angeli o altro non lo so, io li sentivo come presenza amorevoli, amichevoli, benedette. Non ho mai avuto paura di presenze oscure, mi sentivo al sicuro con quelle che percepivo come presenze benevole. Sono cresciuta andando a Messa, poi dopo i vent’anni, parlando con un amico prete, che era Don Giorgio dell’Ospedale, che è stato sempre un caro amico, lui stesso mi invitò a un certo punto a espandere la mia conoscenza delle vie spirituali perché a me stavano un po’ stretti certi principi del cattolicesimo. Io percepivo qualcos’altro, delle vite oltre questa vita presente… Quindi mi avvicinai al Buddismo, al Sufismo, all’Induismo, all’Ebraismo, ad altre correnti come lo Sciamanesimo Nepalese e Siberiano… quindi ai Maestri del passato.
Per continuare a conoscere Monica, vi ricordiamo i suoi libri che parlano di molto altro ancora.
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